PREPOTTO (Udine) – Incuneato al termine della stretta Valle dello Judrio, nel comune di Prepotto, dove il fiume segna il confine tra l’Italia e la Slovenia, il borgo di Ciubiz, che una volta era abitato da 30 persone e che contava anche una scuola, oggi è il paese dei gatti. A quota 600 metri, immersa nel verde di una natura rimasta ancora incontaminata, la piccola frazione delle terre dello Schioppettino sembra uscire dalle pagine di un romanzo. Oggi ci vive una sola famiglia, 5 persone, tra cui Giuseppe Mugherli, 85 anni, che è l’uomo dei mici. Ne ha 26, 24 neri e 2 grigi. A cinque di loro ha dato un nome; gli altri sono solo i “miei gatti”, dice. Per tanto tempo emigrante, dopo aver lavorato in miniera, è tornato nel suo paese. Vive felice con i suoi amici pelosi, che conosce uno a uno: «Lei è la più vecchietta, l’abbiamo sterilizzata; lui è orbo da un occhio ma è un coccolone. Al grigio piace stare nell’erba».
«Ah, se fosse per lui - dice con un sorriso Gloria Paravan, una parente che vive nella stessa sua abitazione -, li terrebbe tutti in casa. Ma non si può mica, perché son tanti, sporcano..». E lui che dice? «Eh, una volta era una decina, poi sono arrivate le nidiate e io non mi sento di abbatterli né di abbandonarli; qui stanno bene, e ne arriveranno altri. Mi costano 20 euro a settimana, che non è poco, ma li amo». Apre un piccolo deposito zeppo di crocchette e dà loro da mangiare. Sembra il pifferaio magico, con tutti i mici che lo seguono in strada. A Ciubiz, dove finisce la strada, “vivono” anche 26 mucche e 11 vitelli, nella grande stalla del compagno di Gloria, Lino Bordon. Tutti sono impegnati nell’allevamento. E per far la spesa, da Ciubiz, bisogna fare 15 chilometri. Ma non interessa a nessuno. Neanche ai nuovi vicini londinesi, che in questo piccolo angolo di paradiso, dove ti offrono il caffè anche se non ti hanno mai visto prima, una coppia di inglesi ha comprato una casa, l’ha ristrutturata e ci passa il mese di maggio e qualche giorno d’estate, portando amici e parenti. «Brava gente - dice Gloria -; arrivano con macchinoni e hanno anche imparato a parlare in italiano».
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