Un calcio alla crisi con gli scarpez
la sfida degli “scarpari” di Gonars

Martedì 29 Marzo 2016 di Paola Treppo
Massimo Masolini e Cristina Barbierato

GONARS (Udine) - Hanno lavorato per anni per una grande azienda tedesca che produce scarpe di altissima qualità, poi hanno deciso di mettersi in proprio aprendo una realtà tutta loro, forti di una tradizione secolare, quelle delle ciabatte di Gonars, paese della Bassa Friulana dove, fino agli anni Cinquanta del secolo scorso, in questo settore, erano impiegate tra le 1500 e le 2000 persone, di tutta la zona. Era la piccola “capitale” della scarpa friulana, Gonars. Poi, un po’ alla volta, le fabbriche e i laboratori artigianali hanno chiuso i battenti e le aziende che continuano a operare in questo comparto sono veramente poche. A voler sfidare la crisi, la massificazione e la globalizzazione, fondando da poco “Lis Furlanis”, sono stati Massimo Masolini, 56 anni, erede di una lunga tradizione di famiglia di “scarpari” - prima col bisnonno Alberto, poi col nonno Giovanni e quindi con il padre Rolando - e Cristina Barbierato che cura la parte amministrativa e commerciale.   
 
Ma cosa fa “Lis Furlanis” e come è nata? «Dovevamo individuare una calzatura che avesse delle caratteristiche che le consentissero di trovare un suo spazio nell’immenso “mare magnum” del “neo consumismo globale”. Un prodotto che fosse utile, di prezzo contenuto, che usasse materiali di riciclo, senza sostanze inquinanti e di origine animale; che riutilizzasse le vecchie attrezzature con un processo produttivo semplice e a basso impatto energetico, che rispondesse a esigenze estetiche, ma senza la dipendenza dalle “logiche fashion” e che magari avesse anche un rapporto con il luogo dove viene prodotto e, quindi non avesse bisogno di complesse campagne di marketing - spiegano -. Ci abbiamo pensato un po’ e infine la risposta a tutto questo era più vicina di quanto si potesse immaginare: era letteralmente sotto i nostri piedi». Fin da bambini, nelle loro case, c’era l’abitudine infatti di indossare gli “scarpez”: comodi, leggeri, morbidi, con quel senso di calore dato dal velluto colorato. Gli scarpez sono da sempre prodotti in Friuli e in particolare a Gonars dove hanno originato un polo calzaturiero durante il boom degli anni ’50 e ’60 e da dove erano quasi scomparsi. «Abbiamo reimparato le tecniche di produzione, e non è stata una cosa facile, attualizzando i materiali e recuperando le diverse declinazioni estetiche. La nostra scelta è stata quella di conservare integralmente l’artigianalità del processo di produzione , di mantenere l’utilizzo degli scampoli di tessuto, del sacco di juta, dei copertoni di bicicletta e di evitare la sua industrializzazione e banalizzazione».

Il risultato? Un successo.

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