​La più grande foresta demaniale d'Italia? Quella del Papa, in Friuli

Mercoledì 13 Settembre 2017 di Paola Treppo
La foresta millenaria di Tarvisio
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TARVISIO e MALBORGHETTO (Udine) - Celebrazioni speciali a Tarvisio e a Malborghetto Valbruna venerdì 22 settembre in occasione del 30° di fondazione del Fondo Edifici di Culto, proprietario della Foresta Millenaria di Tarvisio: l'evento, realizzato in collaborazione tra il Fec e il Raggruppamento Carabinieri Biodiversità, prevede un convegno a Palazzo Veneziano, alle 10, l'inaugurazione di una mostra fotografica, alle 12.30, un'escursione nel pomeriggio, alle 14.30, sul sentiero degli abeti di risonanza, e un concerto all'aperto, alle 15.30, a Prati Oitzinger.

La più grande foresta demaniale d'Italia
Quella di tarvisio è la più grande foresta demaniale d'Italia, parchi esclusi: 24.000 ettari di comprensorio alpino di cui 15.000 ricoperti di boschi produttivi. Attraversata dal fiume Fella, si estende sino al confine con l'Austria e la Slovenia, lungo tutta la Valcanale e la valle dello Slizza interessando i comuni di Pontebba, Malborghetto-Valbruna e Tarvisio.

Uno dei sistemi faunistici più completi delle Alpi
Comprende numerose valli a sud e a nord del corso d'acqua citato, come i valloni di Rio Bianco e di Malborghetto, di Ugovizza, Valbruna, canale del Bartolo e val Rio del Lago. Rappresenta una delle aree naturalistiche più preziose d'Italia e uno dei sistemi faunistici più completi delle Alpi. La naturalità della copertura vegetale della foresta, infatti, è dimostrata dalla ricchezza della fauna selvatica, soprattutto ungulati e tetraonidi. Di grande importanza la presenza sporadica dell'orso e della lince; è stata dichiarata Riserva naturale orientata biogenetica.

La proprietà dei boschi
La proprietà di questi boschi è del Fondo Edifici per il Culto del Ministero degli Interni ed è gestita dal Ministero dell'Agricoltura e in parte dall'Azienda Regionale delle Foreste del Friuli Venezia Giulia. I tagli dei boschi, 15.000 metri cubi annui che soddisfano secolari consuetudini delle servitù di legnatico dei valligiani aventi diritto, sono regolati da appositi piani: vengono strettamente osservate tecniche di silvicoltura naturalistica che prevedono tagli moderatie scalari così da mantenere una copertura arborea continua e simile. Il legname del Tarvisiano è particolarmente apprezzato per l'utilizzo che se ne fa in campo tecnologico; pregiata la qualità di abete rosso, detto di risonanza, impiegato per la fabbricazione di strumenti musicali.
 
Storia della foresta: dal 1007 
Nel 1007 l'imperatore di Germania Enrico II il Santo donava il territorio della Foresta di Tarvisio al Vescovado di Bamberga, in Baviera. Il principato ecclesiastico di Bamberga durerà sette secoli e mezzo, sino al 1759 quando sarà acquistato da Maria Teresa Imperatrice d'Austria. Durante questo periodo nacquero i cosiddetti diritti di servitù, concessioni quasi gratuite di pascolo e legnatico, del signore feudale alle popolazioni locali, per garantirne la sussistenza.

Sotto il Governo Austriaco
Dopo il periodo bamberghese seguì un ciclo travagliato da invasioni e da guerre, che culminarono con le battaglie napoleoniche. Nel corso del 1800 la Foresta passa in proprietà di numerosi nobili sino a quando il Governo Austriaco, preoccupato per la pesante deforestazione conseguente ai frequenti passaggi di proprietà e motivato dalla necessità di garantire la tranquillità sociale in un'area di confine militarmente importante, riacquistò il territorio e ne affidò la gestione a tecnici forestali statali, oggi carabinieri forestali.

Dopo gli accordi Lateranensi
Alla fine del primo conflitto del 1915-18, in base al Trattato di pace di San Germano dell'anno 1919, la Foresta passò all'Italia e fu affidata al Demanio dello Stato Italiano. Con gli accordi Lateranensi, i patrimoni dei fondi di religione ex austriaci furono uniti ai patrimoni economali italiani per costituire un'azienda amministrata dal Fondo per il Culto, dipendente ora dal Ministero dell'Interno. Con la revisione dei patti lateranensi nel 1985 fu istituito l'attuale Fondo edifici di Culto, che amministra tutte le proprietà ex ecclesiastiche pervenute allo Stato Italiano.

Il Fondo edifici di culto
Il Fondo edifici di culto, il Fec, è un ente dotato di personalità giuridica. L'origine del suo patrimonio deriva dalle leggi della seconda metà del 1800 con le quali lo Stato italiano soppresse le proprietà ecclesiastiche; è amministrato attraverso la Direzione centrale per l'amministrazione del Fec, affiancata da un Consiglio di amministrazione. A livello provinciale è amministrato dai prefetti.

La conservazione e i restauri 
La missione affidata al Fondo è quella di assicurare la tutela, la valorizzazione, la conservazione e il restauro dei beni. Con quest’intento vengono curate annualmente pubblicazioni e mostre, dedicate alle più importanti opere architettoniche e pittoriche. Il Fec, inoltre, partecipa con il prestito d’opere d’arte di proprietà a mostre ed eventi di promozione culturale di rilievo nazionale e internazionale. La conservazione e i restauri vengono assicurati da numerosi interventi, realizzati in collaborazione con il ministero per i Beni e le attività culturali, che vengono finanziati direttamente o mediante sponsorizzazioni.

Anche oltre settecento chiese
Il patrimonio è composto da oltre settecento chiese di grande interesse storico-artistico distribuite su tutto il territorio nazionale; inoltre, comprende il complesso forestale di Tarvisio e le aree forestali di Quarto Santa Chiara e di Monreale e Giardinello che conserva grazie alla collaborazione con il Corpo forestale dello Stato attraverso convenzioni. Il Fondo annovera fra i suoi beni anche un fondo librario antico, custodito nella biblioteca della Direzione centrale, con oltre quattrocento volumi editi dall'anno 1552.

Ultimo aggiornamento: 14 Settembre, 13:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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