Dietrofront del Comune: unioni civili come i matrimoni, nella stessa sala

Lunedì 23 Gennaio 2017 di E.B.
Dietrofront del Comune: unioni civili come i matrimoni, nella stessa sala
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TRIESTE - Via libera dal sindaco Roberto Dipiazza all'utilizzo della sala matrimoni di Piazza Unità per la celebrazione delle unioni civili. La Giunta di centrodestra fa dietrofront: i matrimoni fra coppie gay non saranno "relegati" in una sala nel palazzo dell'assessorato alla cultura del Comune ma si svolgeranno nella stessa sala dove è consuetudine celebrarli. Quella tradizionale, al piano terra del Municipio. Lo ha annunciato questa sera il sindaco, Roberto Dipiazza, rispondendo in Consiglio comunale alla domanda di un consigliere del Movimento 5 Stelle. La svolta arriva dopo la pubblicazione dei decreti attuativi della legge sulle unioni civili e le sentenze dei Tar di Padova e Brescia, che ribadivano l'obbligatoria uguaglianza di trattamento fra matrimoni civili e unioni civili. Ma arriva anche dopo aspre polemiche politiche e con la società civile. «Il Comune di Trieste applica la legge come sempre fatto - ha detto il sindaco - alla luce, inoltre, della sentenza del Tar di Brescia che fa giurisprudenza sarebbe irragionevole altro comportamento».

Ad agosto la Giunta Dipiazza si era espressa in maniera contraria e la sala matrimoni tradizionale era stata negata ad una coppia gay. Per lo svolgimento della celebrazione era stato indicato un ufficio del Comune, lo stesso che formalizza i divorzi. Soltanto in orario di lavoro, non di sabato o di domenica. Successivamente, sempre la Giunta di centrodestra aveva fatto un parziale passo indietro concedendo alle coppie gay la sala Bobi Bazlen del Palazzo Gopcevich per unirsi in matrimonio. Anche di sabato. Non sono mancate le polemiche nei mesi scorsi scaturite proprio dai divieti iniziali e dalle parziali concessioni e sull'argomento era intervenuto anche il Garante Regionale dei diritti della Persona del Friuli, Walter Citti. Con una lunga lettera inviata sia al comune che al Prefetto, Citti ricordava il comma 20 della legge sulle unioni civili che prevede l’estensione delle leggi e dei regolamenti sul matrimonio anche alle unioni tra persone dello stesso sesso. In caso contrario, secondo il garante, si «violerebbe gli obblighi internazionali al rispetto del principio di parità di trattamento e del divieto di discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale» e si configurerebbe un «palese trattamento sfavorevole ai danni delle coppie omosessuali».

«Verrebbe da dire meglio tardi che mai. Peccato che la guerriglia ideologica del sindaco Dipiazza e della sua giunta sulle unioni civili abbia creato inutili sofferenze e discriminazioni, oltre che fatto fare a Trieste una figuraccia a livello nazionale». Questo il commento della segretaria regionale del Pd Fvg Antonella Grim.  Secondo Grim «lo abbiamo detto e ribadito per mesi, ma la maggioranza aveva eretto una barricata del tutto irragionevole e ingiustificata. Ora, davanti alle sentenze, Dipiazza deve fare un clamoroso dietrofront: ci auguriamo che ciò sia da monito anche negli altri casi in cui questa Amministrazione di centrodestra governa guidata dall’ideologia e non dal senso delle Istituzioni e dal buon senso».
Ultimo aggiornamento: 24 Gennaio, 13:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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