Mattarella a Trieste e Gorizia
Serracchiani: «Grati dell'omaggio»

Mercoledì 26 Ottobre 2016
Mattarella a Trieste e Gorizia Serracchiani: «Grati dell'omaggio»
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GORIZIA - Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è giunto a Gorizia per le celebrazioni del centenario dell'Unione della città all'Italia. Alle ore 11.00 circa, il Capo dello Stato ha deposto una corona al Monumento dei Caduti, presso il Parco della rimembranza, e ha reso omaggio ai deportati goriziani, al Lapidario. Mattarella poi è passato al teatro Verdi, dove lo attendeva il collega sloveno, Borut Pahor, per la celebrazione ufficiale su «L'Europa luogo di superamento dei conflitti».

«Siamo grati al Presidente Mattarella che ha voluto nuovamente rendere omaggio alla nostra terra. Gli onori resi oggi al Tricolore in piazza dell'Unità d'Italia a Trieste hanno un significato profondo, che risuona come un messaggio. Dopo la Seconda Guerra mondiale Trieste è stata l'ultimo lembo d'Italia a tornare alla Madrepatria, solo nel 1954, con ampio ritardo dopo incertezze e angoscia, sofferenze e vittime. Il saluto del Capo dello Stato è un riconoscimento alla forza con cui Trieste volle essere italiana»: lo ha detto la presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, al termine della cerimonia dell'Alzabandiera solenne in piazza Unità, a Trieste, dove ha accolto il Capo dello Stato. «L'arrivo di Mattarella nel capoluogo della Regione - ha aggiunto Serracchiani - rende oggi testimonianza vera alla storia e alla prospettiva della crescita del ruolo strategico di Trieste e di tutto il Friuli Venezia Giulia a servizio del Paese e dell'Europa».

«La guerra non è più un'entità astratta e lontana. Dall'Ucraina alla Turchia, dalla Siria alla Libia, le fiamme di conflitti sanguinosi lambiscono l'Europa. Nelle nostre stesse città non ci sentiamo al sicuro, per attacchi terroristici che sono dichiaratamente atti di guerra. I nostri Stati, le nostre case, saranno più sicuri senza le istituzioni europee? Oppure sarebbe saggio lavorare per rinsaldarle, dare loro anima, identità e forza per respingere le minacce?» Lo ha affermato la presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, a Gorizia, nell'intervento alla celebrazione per i 100 anni dall'unione all'Italia del capoluogo isontino. Davanti ai presidenti italiano, Mattarella, e sloveno, Pahor, Serracchiani ha aggiunto che «sono domande che mi pongo anch'io, specialmente quando mi accade di soffermarmi a uno dei tanti sacrari, cimiteri di guerra o lapidi ai caduti che punteggiano questa terra, in Italia e in Slovenia. Rifletto anche oggi, riandando al giorno memorabile in cui Gorizia abbracciò il tricolore: grande l'orgoglio - ha concluso - ma quanto alto il prezzo». 
«L'Unione Europea, l'unione dei popoli europei, dei cittadini dei nostri Paesi - ha detto Mattarella - è un progetto di grande valore che va coltivato quotidianamente, anche per rimuoverne le imperfezioni, le contraddizioni, per migliorarlo sulla base di una critica anche severa ma costruttiva, attenta e, soprattutto, di spinte ideali all'altezza dei tempi e della storia».

 


«Abbiamo troppo a lungo dimenticato che il confine, anche letteralmente, è ciò che ci unisce, è il punto in cui siamo più vicini, fino a toccarci, non ciò che ci divide».
Lo ha affermato la presidente del Friuli Venezia Giulia, intervenendo alla celebrazione per il centenario di Gorizia al'Italia, al teatro Verdi. «Questa - ha ricordato Serracchiani - è probabilmente una delle terre in cui la lezione della storia è passata con maggiore durezza, tale da imprimersi quasi geneticamente in noi, e richiedendo una lunga elaborazione interna dei lutti per poter sfociare in potenti atti liberatori, come fu nel 2010 a Trieste lo storico "Concerto dei tre Presidenti!». Seracchiani ha quindi sottolineato che «dopo un secolo abbiamo aperto gli occhi, e insieme abbiamo scoperto che anche per le nostre genti, anche per la terra dele mille ferite, era giunta l'ora meridiana della pace e della convivenza».

«Non possiamo ignorare incautamente le sirene che, con la loro mancanza di memoria storica, invitano di nuovo i popoli d'Europa a tornare sugli strapiombi acuminati degli antagonismi nazionali». Lo ha affermato il presidente della Slovenia, Borut Pahor, intervenendo assieme al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, all'inaugurazione del monumento ai caduti sloveni nella Prima Guerra Mondiale. «Non ignorare questi allarmi - ha proseguito Pahor - è ora il nostro compito principale. Ma questa è la parte più facile. Più difficile sarà dimostrare in modo convincente l'utilità di un atteggiamento di apertura e collaborazione. Non dobbiamo giudicare frettolosamente chi non coglie immediatamente tale utilità. È fondamentale sforzarsi per capire le ragioni di questi ultimi. Sta a noi risolvere, con la politica, tutte le controversie in modo pacifico. E, attraverso positivi rapporti di collaborazione transfrontaliera e di buon vicinato, nel rispetto reciproco e sottolineando l'importanza di un'Europa comune per pace e sicurezza durature - ha concluso - rafforzare nuovamente la fede delle persone in un futuro comune».
Il presidente Mattarella è ripartito alle 15.

 

Ultimo aggiornamento: 15:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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