Veneto Banca: la vigilia dello
scontro finale tra accuse e veleni

Giovedì 5 Maggio 2016 di Maurizio Crema
Veneto Banca: la vigilia dello scontro finale tra accuse e veleni
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L’ultimo giorno prima del giudizio finale (dei soci) passa tra smentite, controsmentite, minaccia di querele e cause già notificate. Per Veneto Banca sono ore di tensione al calor bianco quelle che precedono l’assemblea di oggi a Marghera (Venezia), ore 10, PalaExpo, posto inedito per la prima assise da società per azioni (fine del voto per testa, conterà il capitale in tasca) che vede come primo punto all’ordine del giorno l’approvazione del bilancio 2015, a seguire l’elezione del nuovo cda e poi l’eventuale azione di responsabilità verso gli ex vertici. Le forze in campo sono già schierate.






LA LISTA DEL CDA - Da una parte la lista capeggiata dall’attuale presidente Pierluigi Bolla, consigliere d’amministrazione dall’aprile del 2014, azionista dell’istituto e imprenditore veronese del prosecco con la Valdo che guida una squadra parzialmente rinnovata rispetto a quella che ha retto la banca dopo la rivoluzione d’ottobre (addio di Francesco Favotto e in rapida successione del vice Alessandro Vardanega) che comunque conferma i tre uomini forti della gestione che hanno portato l’istituto dopo una profonda pulizia di bilancio a chiudere il 2015 con 882 milioni di perdite e il primo trimestre con un "rosso" di 34 milioni, cioè Maurizio Benvenuto (presidente comitato esecutivo e di Banca Apulia) e l’amministratore delegato Cristiano Carrus. Del poker che ha retto la banca negli ultimi mesi manca solo la vicepresidente Cristina Rossello, che è uscita di scena senza spiegazioni ufficiali. Sarà interessante vedere chi candiderà la lista Bolla per questa poltrona importante e delicata.

GLI SFIDANTI - Sull’altro fronte la lista guidata dal consigliere di Compagnia Sanpaolo Stefano Ambrosini, ex commissario di Alitalia e Bertone, che vede come potenziale vicepresidente l’ex consigliori del premier Renzi, Carlotta De Franceschi, pordenonese. L'avvocato di Torino sottolinea che la lista concorrente «ha strumentalizzato maldestramente il ruolo e la posizione» della Bce che per «definizione è imparziale». Il vero «rinnovamento lo incarna la nostra lista e non quella di chi sedeva» in cda con Consoli (che però nel 2014 era solo direttore generale). Poi l’attacco a Bolla: «Non prendo lezioni di sensibilità e senso d'opportunità da un imprenditore che prendeva finanziamenti della banca di cui è diventato presidente». Quanto all'eventuale intervento del fondo Atlante, Ambrosini, è "fiducioso sul buon esito dell'aumento ma visto che Atlante è un prezioso paracadute decidere a priori di non utilizzarlo mi sembra incauto". Detto ciò ha confermato che alla guida della banca ci resterà Carrus. In lizza per gli oppositori all’attuale cda anche i due presidenti delle associazioni dei soci più importanti: Matteo Cavalcante (Per Veneto Banca, che punta al 75% dei voti in assemblea) e Giovanni Schiavon (Azionisti Veneto Banca), che proprio ieri si è beccato una citazione danni proprio da Benvenuto per 250mila euro. L’ex presidente del tribunale di Treviso parla di una "intimidazione".

I VELENI - Quanto poi ai contenuti delle dichiarazioni del presidente uscente Bolla, "i candidati al cda si riservano un’azione legale a tutela della loro reputazione, che nessuna autorità di certo mette in discussione, diversamente da come si vorrebbe lasciare intendere".

Insomma «è in atto una squallida e gravissima campagna di denigrazione nei confronti della lista antagonista a quella proposta dall’attuale cda». L’associazione Per Veneto Banca accusa: «Per la campagna elettorale, il presidente Bolla ha impropriamente e indebitamente usato mezzi e risorse della banca per promuovere la sua lista». Stigmatizzata anche la strategia complessiva: «L’attuale cda è ormai in carica da due anni e la tanto promessa svolta positiva non c’è stata. Ricordiamo che gli stessi consiglieri tra giugno e agosto 2014 hanno approvato un aumento di capitale di 475 milioni a 36 euro per azione più la conversione del prestito obbligazionario per 350 milioni. In aprile 2015 vi è stata una pesante svalutazione dell’azione (-23%) a 30,5 euro, per poi arrivare ai 7,3 del prezzo di recesso».

Ultimo aggiornamento: 13:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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