Treviso. Cassamarca con i piedi d'argilla:
«Disastro, si taglia per esistere ancora»

Giovedì 10 Giugno 2010 di Paolo Calia
Dino De Poli controlla i conti e pensa a vendere alcuni palazzi
TREVISO (10 giugno) - Altro che crisi alle spalle: Fondazione Cassamarca ancora nel bel mezzo della tempesta e per sopravvivere deve tagliare molte spese e sperare che il sereno torni presto. Lo ha ammesso ieri davanti ai giornalisti, con grande sincerità, il presidente Dino De Poli: «Dobbiamo constatare che questa crisi persiste - osserva - da ambienti di Unicredit abbiamo saputo che, anche per il prossimo anno, i dividendi non ci porteranno più di cinque milioni di euro. Per noi è un disastro totale, quindi dobbiamo varare un piano generale di contenimento: bisogna continuare ad esistere».



Intanto le casse della Fondazione piangono. Già i dividendi 2010 erano stati miseri, ma la speranza era che quelli del prossimo anno sarebbero stati più consistenti. Invece, oggi, gli indizi fanno pensare che tra dodici mesi la situazione non cambierà di molto. E così Fondazione è costretta a tagliare e a mettere mano su quello che è il suo vero tesoro: il patrimonio immobiliare. «Attueremo una riduzione dei costi generali - continua De Poli - per limitare il disavanzo dato dalle poche entrate e le molte uscite. Del resto, mentre le altre Fondazioni danno i soldi e poi lasciano che gli altri si arrangino a spenderli, noi invece suggeriamo i percorsi, stiamo vicini. E questo vincolo risulta impegnativo».



I CONTI - Fondazione Cassamarca detiene circa 139 milioni di azioni di Unicredit. Divisi per i magri dividendi di quest'anno e di quelli, altrettanto magri, previsti per il prossimo, si traducono in circa 3,5 centesimi per azione ordinaria. L'esposizione bancaria della Fondazione ammonta a 35 milioni di euro, mentre nel bilancio 2009 la cifra superava di poco i 26 milioni. In totale, i debiti (compresi quelli accumulati dalle società partecipate) ammontano a circa 72 milioni di euro.



I TAGLI - «Il piano di riduzione dei costi non andrà a scapito dei progetti sostenuti dall'ente, anche se è necessario razionalizzare molto i capitoli di spesa. Abbiamo costi di struttura molto importanti e la situazione impone attenzione e tagli draconiani». Lo chiarisce Carlo Capraro, al suo debutto ufficiale nei panni di segretario generale di Fondazione dopo le dimissioni del suo predecessore Renato Sartor. A lui De Poli ha affidato il delicato compito di ridurre le uscite. La prima voce a finire sotto le lame della cesoia è quella della gestione ordinaria. L'obiettivo: risparmiare almeno un milione di euro in tempi molto stretti, ma potrebbe non bastare. Attualmente la Fondazione spende tra gli otto e i nove milioni di euro, arrivare a sette o sette milioni e mezzo per la sola gestione non sarebbe sufficiente. I cinque milioni di dividendi coprirebbero a stento le spese ordinarie. Poi ci sarebbe tutto il resto. In questa ottica però è stata annunciata una stretta sul fronte del personale (circa settanta dipendenti): «Nessuno perderà il posto - precisa Capraro - ma non faremo nuove assunzioni e chi esce non verrà sostituito». Un robusto taglio verrà dato anche al capitolo manutenzioni. Le spese per le pulizie verranno ridotte del 50 per cento, mentre tutte le sedi periferiche «non funzionali» saranno chiuse e i dipendenti trasferiti.



GLI IMMOBILI - «Provvederemo a uno smagrimento del patrimonio immobiliare», annuncia Capraro. Ma la lista dei palazzi da vendere non è ancora ufficiale. Di sicuro ci sono Villa Ania a Ca’ Tron, Ca’ Zenobio e il Teatro delle Voci. «Verranno messi in vendita quelli non funzionali - continua il segretario - ma la valutazione sarà complessiva». Però non ci sarà spazio solo per le vendite, qualche immobile potrà anche essere affittato.



PALAZZO UMANESIMO LATINO - «È il più bello e attira attenzioni particolari. Il mio desiderio è quello di trasformarlo in sede universitaria. Di certo non lo daremo solo alle associazioni, vedremo». il presidente De Poli rimane ancora vago sul destino dell'immobile più prezioso e conteso. Sulla scrivania ha varie offerte d'acquisto da parte di privati (da Stefanel a gruppi internazionali di moda) ma una decisione vera e definitiva sul suo destino non l'ha ancora presa.



STEFANEL E BENETTON - La ricerca di acquirenti per gli storici palazzi di proprietà della Fondazione è a 360 gradi. E infatti De Poli rivela: «Benetton e Stefanel potrebbero essere interessati ad alcuni immobili. Se lo sono siamo qua». A quanto pare contatti ci sono già stati, seppure informali. I due grandi gruppi trevigiani sembrano interessati a portare in porto qualche affare: i prossimi mesi saranno quindi ricchi di sorprese.



UNIVERSITÀ - Nonostante la crisi De Poli non ha intenzione di mollare nulla sul fronte universitario. L'offerta formativa non verrà toccata e si pensa già alla cittadella universitaria tra Treviso e Preganziol che «verrà fatta». Continuano inoltre le trattative con il Bo per risolvere la questione degli stipendi dei docenti universitari. Il presidente però non si nega il gusto di una battuta: «L'università è una creatura difficile. Ma se con Venezia è più facile dialogare, con Padova no. Loro devono pensare centomila volte a una cosa e quando prendono una decisione deve durare per l'eternità».



LEGA E FONDAZIONI - «Bisogna fare i conti con l'autonomia degli statuti delle Fondazioni. Alla Lega non spetta niente solo perché sono aumentati i suoi voti in Veneto. Semmai dipende dalla sua presenza nelle istituzioni che hanno un ruolo negli statuti delle Fondazioni». Dino De Poli liquida così, senza usare troppo il bastone, le rivendicazioni del Carroccio di una maggiore presenza all'interno dei vertici delle banche e delle Fondazioni bancarie.



LA BANCA UNICA - «Sono favorevole alla Banca Unica di UniCredit e piuttosto avevo forte perplessità sul modello precedente, con la divisione in tre banche». De Poli, insomma, approva la svolta presa dalla banca di riferimento. Il problema, ha aggiunto, è come armonizzare le esigenze della Banca Unica con quelle del territorio. «UniCredit - ha notato - sta affrontando questo problema, mentre invece Intesa Sanpaolo no». Ai cronisti che gli facevano notare che le Fondazioni hanno comunque fatto sudare all'a.d. Alessandro Profumo la riorganizzazione di UniCredit in Banca Unica, ha replicato con un sorriso: «che sudi anche Profumo...».
Ultimo aggiornamento: 23 Giugno, 17:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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