Marco Paolini torna con "Sani!": «Le mie storie per questo tempo»

Sabato 13 Novembre 2021 di Sara De Vido
Marco Paolini in scena con "Sani!" con Saba Anglana e Lorenzo Monguzzi (foto Moretto)

 Qualcosa è cambiato. La pandemia ha sparigliato iniziali copioni strutturati ante-Covid. «Adesso non sono più come prima. Volevo ricreare un atteggiamento che ci facesse star bene. E modificando e riscrivendo è apparso “Sani!”, il saluto propiziatorio della valle del Piave, una sorta di benedizione. E il punto esclamativo esprime la fiducia nella risposta al saluto da parte degli spettatori: guadagnarsi quella fiducia, trasmetterla sarà la sfida di questo teatro fra parentesi». Marco Paolini riparte da qui, da un nuovo sguardo: dopo il debutto al Verdi di Pordenone, il narratore arriva  il 12 novembre a Zero Branco per aprire la stagione al Teatro Comisso di Villa Guidini (ore 21, info myarteven.it e StivalaccioTeatro, 371 1984391). 
IL TESTO 
Per l’autore e narratore, l’uomo dei poetici Album di fine anni Ottanta, l’artista del Vajont che riuscì a far sussultare il pubblico di Raidue, il cantore del Bestiario Veneto, del Milione, di Ustica, del Parlamento chimico e del recente “Ulisse” stanco e senza meta, si tratta di un “teatro tra parentesi” «perché il senso di provvisorietà dato dalla pandemia permane, perché non abbiamo certezze sullo svolgimento della prossima stagione, perché non vogliamo rinunciare a immaginare teatri senza limitazioni di accesso». Il testo assimila così incursioni autobiografiche, appassionati ricordi delle icone di un certo teatro di rottura - Carmelo Bene e Giorgio Gaber - e musica. Accompagnato dalla vocalist Saba Anglana e Lorenzo Monguzzi, autori ed esecutori in scena delle canzoni e delle musiche originali, Paolini riplasma le memorie facendo un concerto di storie tra loro in apparenza lontane che gradualmente si collegano e si parlano.
LO SGUARDO
«Potrei definire “Sani!” come continuazione degli Album dedicati all’infanzia e all’adolescenza su cui ho fatto la mia pratica del narrare - spiega Paolini - È un viaggio che parte dalla memoria e arriva fino al presente, dove il personale si intreccia con la storia di tutti». Dall’epico-comico incontro-scontro con Carmelo Bene nel 1983 all’incontro-scontro tra Reagan e Gorbaciov in Islanda nel 1986; dalla ricostruzione dopo il terremoto del ‘76 in Friuli alla ripartenza dopo la pandemia. «Ogni argomento, ogni accadimento sono parti, personaggi, scene, fili di una storia che prende forma di ballata, dove parola e canto hanno pari dignità». Uno spettacolo si fonda anche sull’ascoltare e non solo sul trasmettere». Per un teatro che vuole essere pensiero: «Dentro la parola teatro deve esserci un pensiero. Altrimenti le categorie prese singolarmente non avranno chance. Forse dovremmo arginare la creatività per lasciare spazio alle stimolazioni esterne, progetti comuni, far circolare aria al di fuori dello specifico scenico». 
 

Ultimo aggiornamento: 14 Novembre, 08:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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