Oltre 200 famiglie rischiano la casa, gli sfratti ora sono esecutivi

Venerdì 2 Luglio 2021 di Mattia Zanardo
Il dramma di uno sfratto in città
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TREVISO - Al 31 dicembre scorso ammontavano a oltre duecento gli sfratti per morosità esecutivi in provincia di Treviso. A questi bisogna poi sommare quelli dichiarati nei primi sei mesi di quest’anno, durante i quali, pur con tutti i rallentamenti dovuti alla pandemia, i procedimenti giudiziari sono comunque andati avanti. 
l dato, emerso nell’ultimo vertice sull’emergenza abitativa promosso dalla Prefettura alcune settimane fa, torna ora di strettissima attualità: da ieri, infatti, è terminato il divieto di rendere operativi gli allontanamenti forzosi di inquilini che non hanno più diritto di occupare l’alloggio decisi dal giudice. O meglio, di una parte di questi. Il recente decreto Sostegni bis ha “scongelato” i provvedimenti antecedenti al 28 febbraio 2020, dunque legati a difficoltà non direttamente collegate alla crisi Covid. Mentre ha prorogato fino al 30 settembre prossimo la sospensione per le esecuzioni convalidate al 30 settembre 2020, e fino al 31 dicembre prossimo per quelle dal primo ottobre 2020 al 30 giugno di quest’anno.

L’ANALISI

«Il quadro è preoccupante - conferma Pietro Scomparin, responsabile per Treviso (oltre che regionale) del Sicet, il sindacato degli inquilini della Cisl - finora nessuno è stato lasciato sotto un ponte e qualche soluzione, magari non ottimale, è stata trovata. Però certamente ci sono tante famiglie in forte sofferenza e tante situazioni di morosità incolpevole: penso, ad esempio all’area meridionale della provincia dove ci sono molti lavoratori della filiera del turismo veneziano, dunque uno dei settori più colpiti, ma anche tutti coloro che avevano lavori precari». Si sta mettendo a punto un apposito protocollo: in prima linea, in particolare, i Comuni. Anche nel capoluogo, la consigliera di minoranza Liana Manfio ha sollecitato l’amministrazione ad intervenire: «Si rischia il dramma sociale». Alessandra Gava, segretaria provinciale del Sunia (l’organizzazione di categoria in seno alla Cgil), invita però ad uscire da una logica emergenziale: «La crisi sanitaria ed economica non ha fatto altro che acuire una situazione già esistente. Non siamo di fronte ad un’emergenza legata al Covid o allo “sblocco”, ma una ad cronicità».

LA SOLUZIONE

Proprio per questo Gava sollecita interventi che affrontino alla radice la questione. A partire da una vera politica di edilizia pubblica. Anche con il cosiddetto “social housing”: ovvero alloggi a canoni calmierati. Potrebbero fronteggiare un altro fenomeno in crescita: gli sfratti per finita locazione. Spesso riguardano locatari anziani, con un reddito troppo alto per entrare nelle graduatorie degli alloggi Erp, ma, al tempo stesso, non sufficiente a sostenere i costi (affitto, spese, bollette) del libero mercato. L’aumento di chi non riesce a pagare affitti e spese per l’abitazione ha ricadute pesanti anche sui padroni di casa. Pure questo problema annoso. In questo senso Marcello Furlan, presidente di Confedilizia Treviso, ricorda come la stragrande maggioranza sia costituita da piccoli proprietari, per i quali la rendita dell’affitto costituisce un’integrazione essenziale al reddito familiare, se non, in diversi casi, l’unica fonte di introiti: «Per questo come Confedilizia abbiamo ritenuto iniquo il blocco generalizzato degli sfratti, anche per quelle morosità risalenti a ben prima della pandemia. Non a caso ci sono state almeno due sentenze di incostituzionalità di queste norme. Intanto i proprietari hanno continuato a pagare le tasse su immobili improduttivi».

Ultimo aggiornamento: 07:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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