Disabile in carrozzina si perde al buio in campagna a Mogliano: salvato dai carabinieri

Giovedì 10 Novembre 2022 di Maria Elena Pattaro
A soccorrere il 36enne disabile sono stati i carabinieri della stazione di Mogliano
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MOGLIANO - Per tre ore è rimasto da solo, al buio, perso in una strada di campagna di Zerman. Con la carrozzina elettrica completamente scarica, in attesa che qualcuno venisse a recuperarlo. La madre lo cercava in bicicletta, disperata, senza l’aiuto del navigatore perché nel frattempo il telefono le si era spento. Provvidenziale l’intervento di una pattuglia dei carabinieri, che è passata nel posto giusto al momento giusto, mettendo fine a un pomeriggio di angoscia per Artur Gudima, 36enne moldavo paralizzato fin dalla nascita, e per la madre Lilia, 54 anni, colf da poco disoccupata. «I carabinieri sono stati degli angeli: mi hanno aiutato a raggiungere mio figlio e a riportarlo a casa sano e salvo.

Non finirò mai di ringraziarli» dice la donna, commossa. 


LE PERIPEZIE

La concatenazione di sfortunati eventi inizia alle 15 di lunedì, quando il giovane disabile finisce il corso di italiano in centro a Mogliano e dopo un giretto nei dintorni si avvia verso casa, a Mazzocco, pilotando la sua carrozzina elettrica. Avvisa la madre, che nel frattempo stava sbrigando delle pratiche allo sportello Caf: «Ci vediamo a casa». Poco più di tre chilometri che dovrebbe percorrere in mezz’ora al massimo così da essere a casa prima che faccia buio. Invece il rientro prende una piega del tutto inaspettata. «Ha trovato delle deviazioni così ha dovuto imboccare strade che non conosceva, cercando di stare sulle piste ciclabili visto che con la sua carrozzella non può andare per strada - racconta Lilia, cercando di ricostruire il tortuoso percorso fatto dal figlio -. Solo che così il tragitto si è allungato di chilometri e lui si è ritrovato dalla parte opposta, a Zerman». A 4 chilometri e mezzo da casa. Quando Artur si è accorto di essere da tutt’altra parte, era ormai troppo tardi. La batteria della sedia a rotelle era quasi esaurita e come se non bastasse stava calando il buio. A quel punto il 36enne ha capito che non ce l’avrebbe fatta a tornare a casa da solo. Spaesato e agitato, non sapeva bene dove si trovava. Era in via Bonotto, una strada immersa nella campagna, con poche case, molto distanziate l’una dall’altra. Il tempo di fare qualche metro e poi la carrozzina si è fermata. Così ha chiamato la madre. «Ho cercato di rassicurarlo. Gli ho detto di chiedere aiuto alla casa più vicina, ma è stato respinto da un uomo che gli ha detto di stare alla larga. Ma come si fa? Con che cuore lo ha lasciato lì?» si chiede Lilia, indignata. Madre e figlio sono rimasti in contatto telefonico finché il telefono della donna si è spento. Artur nel frattempo era riuscito a inviare la posizione ad alcuni amici ma non era facile trovare qualcuno disponibile e attrezzato per andarlo a prendere in breve tempo. 


IL RECUPERO

Intanto la madre pedalava in preda all’apprensione. «Chiedevo a tutti per strada se lo avevano visto. Quando ho visto la macchina dei carabinieri, l’ho fermata piangendo» racconta. I militari avevano già ricevuto la segnalazione di un disabile in difficoltà e stavano appunto perlustrando la zona per rintracciarlo. Immenso il sollievo quando lo hanno trovato: erano le 19. Artur vagava da 4 ore. Madre e figlio si sono stretti in un lungo abbraccio. Nel frattempo è arrivato un amico del 36enne, con un furgone. «I carabinieri ci hanno aiutati a caricare di peso la carrozzina e la mia bicicletta e ci hanno scortati fino a casa. Sono stati splendidi. Li ringrazio davvero di cuore» conclude Lilia, ancora grata per il lieto fine. 

Ultimo aggiornamento: 07:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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