Poli specializzati: stop ai doppioni
Si punta sull’alta qualità dei servizi

Martedì 27 Settembre 2016 di Mauro Favaro
Poli specializzati: stop ai doppioni Si punta sull’alta qualità dei servizi
TREVISO - Ospedali sempre più specializzati per problemi acuti, ricoveri più brevi con dimissioni protette in strutture intermedie e ambulatori sul territorio aperti 12 ore al giorno con specialisti, infermieri e macchinari per effettuare gli esami più comuni, in modo da ridurre gli accessi al pronto soccorso. È il profilo della prossima Usl unica provinciale. Al netto di sorprese, entro la fine dell'anno le tre aziende sanitarie della Marca verranno fuse in una sola. Il processo è già partito: a gennaio il governatore Luca Zaia ha nominato Francesco Benazzi direttore generale a Treviso (per 5 anni) e commissario ad Asolo e Pieve di Soligo (fino a dicembre) proprio nell'ottica della fusione. In attesa del via libera del consiglio regionale, i professionisti delle Usl hanno iniziato a stilare il piano di riorganizzazione degli ospedali trevigiani. Il primo obiettivo è azzerare i servizi doppioni. In alcuni reparti verrà mantenuta solo l'attività ambulatoriale per far posto a centri unici specializzati. Ad oggi non ci sono conferme. La neurochirurgia concentrata a Treviso, però, potrebbe essere un esempio. Benazzi ha assicurato che nessun ospedale verrà chiuso: tutti garantiranno sempre e comunque le urgenze, le emergenze e le operazioni di base.

 
Per il resto i pazienti dovranno abituarsi a spostarsi per raggiungere i poli specializzati: concentrare un determinato tipo di operazioni chirurgiche in un posto permetterà di far salire il livello di preparazione anche a fronte di casi complessi. Qualcuno potrebbe essere costretto a fare più chilometri per interventi programmati. In cambio, però, avrà a disposizione il meglio. «L'azienda zero darà un aiuto fondamentale - spiega Luca Coletto, assessore regionale alla sanità, riferendosi al progetto della centrale unica per le Usl del Veneto - non inciderà sulla programmazione sanitaria, ma taglierà i costi burocratico-amministrativi. È importante recuperare risorse dal settore amministrativo per impegnarle nella cura delle persone. Così si riuscirebbe a compensare, anche se solo in parte, i tagli del governo centrale». 

Fatta l'operazione o chiusa la fase acuta, i pazienti che non sono ancora in grado di tornare a casa verranno trasferiti negli ospedali di comunità. L'Usl di Treviso ha già assegnato venti posti letto (10 al Menegazzi e 10 alla casa di riposo di Ormelle). Ma per ora non ci sono i soldi per aprirli: prima bisogna risparmiare su qualche altro servizio. «I futuri risparmi andranno a finanziare queste strutture intermedie, pensate per riabilitare chi ha avuto un intervento - spiega Coletto - nasceranno tendenzialmente accanto agli ospedali per acuti, vicino ai distretti e alle medicine di gruppo integrate. Prima della razionalizzazione degli ospedali per acuti deve arrivare la risposta territoriale». Alla base di tutto ci saranno proprio le medicine di gruppo integrate: ambulatori con medici di famiglia e specialisti in grado di dare molte più risposte rispetto ad oggi. Tra la fine dell'anno e l'inizio del prossimo nell'Usl di Treviso ne partiranno sei (con oltre 50 medici di base) nei territori di Mogliano, Ponzano, Motta, Maserada, Carbonera, Villorba, Povegliano e Fontanelle. Ed è solo il primo passo.
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