Omicidio a Pieve di Soligo/ Emanuele:
«Ho troppe donne, mi ammazzeranno»

Sabato 11 Febbraio 2012 di Manuela Collodet
Emanuele Simonetto e la madre Mirella con il nipote Riccardo (foto da Rete Veneta)
TREVISO - Prima o poi mi ammazzano o mi danno una riga di botte. Una frase ripetuta spesso da Emanuele Simonetto, il caporeparto freddato marted sera con due colpi di pistola mentre usciva dall’Arpa Verniciature di Pieve di Soligo. E che una delle donne che per diverso tempo ha condiviso la vita con lui, ricorda fin troppo bene. La sua è una voce fuori dal coro e racconta di un uomo incapace di avere legami, preso da storielle e scappatelle di vario tipo, eterno ragazzino, nonostante i suoi quasi 50 anni.



«Era innamorato essenzialmente di sé stesso - dice - La nostra storia non è finita perchè lui mi ha lasciato, ma perchè io non sopportavo più i suoi continui tradimenti. E credo che questa sia la causa della fine di tutte le sue relazioni. I suoi amici dicono che frequentava solo persone separate o vedove? Beh, credo debbano iniziare a dire le cose come stanno, perchè non si tratta di sparlare di una persona che non c’è più, ma solo di dire la verità. Io so per certo che ha avuto diverse avventure con donne sposate. E so che più di una volta gli hanno causato problemi. Storie di una notte e via, che non sono state sempre capite per quello che erano. Perchè molte si sono illuse e poi si sono dovute ricredere. Non mi stupirei se alla fine si scoprisse che a ucciderlo è stata proprio una donna».



Affermazione che non poteva giungere più puntuale. Perchè nel mazzo delle ipotesi al vaglio degli investigatori ce n'è una che aprirebbe scenari importanti: l’assassino potrebbe essere una donna. Al momento i Carabinieri non scartano alcuna pista, nemmeno quindi quella di una donna, una delle tante che Simonetto frequentava, accecata dalla gelosia e vogliosa di vendetta. Una persona illusa dai modi gentili di Emanuele, che avrebbe voluto averlo tutto per se. Una donna comunque dotata di grande freddezza. Perchè più passano i giorni, più emerge la figura di un killer ancora senza volto ma spietato e dai nervi d'acciaio. Una killer che ha atteso Simonetto nel piazzale della fabbrica nascosto nel buio, l’ha freddato con due colpi e si è dileguato senza lasciare tracce o testimoni.



Nella ricerca di un qualche indizio i carabinieri stanno visionando i filmati di due telecamere installate nel piazzale di un’azienda contigua all’Arpa. Ma i contenuti dei nastri rischiano di dare poco slancio alle indagini, perchè le telecamere sembrano troppo decentrate rispetto al luogo del delitto. Uno degli occhi elettronici è indirizzato verso il capannone della proprietà in cui è installato, quindi verosimilmente le sue registrazioni sono da scartare. L’altro dovrebbe avere invece inquadrature periferiche di via Zaniol, o almeno di una sua parte. L’ora crepuscolare e la distanza della telecamera dalla strada rende comunque difficile identificare mezzi in movimento, ammesso che ve ne fossero.



Ma sono i filmati delle ore precedenti, o del giorno prima, che potrebbero dare qualche indicazione interessante. Movimenti sospetti, sopralluoghi, ripetuti passaggi di qualche veicolo. Un’altra chiave di volta nelle indagini potrebbe arrivare dal tipo di pistola usata dal killer, che secondo gli esperti dell’Arma è un revolver, una pistola a tamburo. Ciò spiega perché sul luogo del delitto non sono stati trovati bossoli.
Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 19:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci