TREVISO - Più la Procura scava più si allarga il raggiro legato alla New Financial Technology di Silea.
L’AZIONE
«Confidiamo che la consulenza richiesta alla Procura di Treviso possa trovare accoglimento così da avere risposte ben precise riguardo l’operato di banche ed enti finanziari (i cosiddetti exchange) nella vicenda legata alla New Financial Technology. I soldi degli investitori sono transitati proprio tramite istituti bancari esteri ed exchange i quali dovevano sapere che la Nft era una società non abilitata alla raccolta di denaro presso i risparmiatori italiani. In attesa che si incardini il processo, per il quale siamo pronti per tutti i nostri assistiti, abbiamo attenzionato l’operato degli istituti di credito tradizionali e degli exchange sulla base dei precedenti ottenuti in questi anni sia nei confronti di banche tradizionali sia nei confronti di enti finanziari in truffe molto simili a quella della Nft in diversi tribunali italiani». Nel mirino non ci sono dunque soltanto i vertici della Nft nonché principali indagati (l’avvocato Emanuele Giullini, Christian Visentin e Mauro Rizzato) e i loro agenti, ma anche gli istituti di credito attraverso cui sono avvenute le operazioni per gli investimenti in criptovalute, con promesse di interessi del 10% mensile.
I MOTIVI
Forti di due sentenze della Cassazione che hanno confermato le condanne ad altrettanti funzionari di banca per riciclaggio, basate sulla configurabilità del “dolo eventuale” collegato alla “teoria dell’accettazione del rischio”, l’Afue sostiene che banche ed exchange non abbiano agito correttamente per limitare, o meglio per evitare, il riciclaggio di denaro nella vicenda Nft. Nello specifico, secondo l’associazione gli istituti di credito avevano il dovere di monitorare attentamente le transazioni dei loro clienti, di segnalare qualsiasi attività sospetta alle autorità e di cooperare con gli inquirenti. I comportamenti contestati (presunti, ovviamente, e proprio per questo viene chiesta una perizia tecnico-contabile in incidente probatorio, ndr) secondo l’Afue vanno dalla verifica dell’identità dei clienti alla valutazione del rischio di riciclaggio, dalla segnalazione di transazioni sospette alla conservazione dei documenti che le attestavano. Spetta ora alla Procura muoversi anche su questo nuovo fronte.