TREVISO - Lutto nel rugby trevigiano per la scomparsa di Manrico Marchetto, pioniere del rugby della Marca. Ex giocatore della Tarvisium, squadra con cui ha mosso i primi passi nel mondo della palla ovale, e successivamente della Metalcrom poi diventata Benetton. Nella serata di ieri si è dovuto arrendere a una malattia contro la quale ha combattuto negli ultimi tempi, senza mai però far trapelare nulla ad amici e compagni per un senso di orgoglio e di leadership che lo hanno sempre contraddistinto dentro e fuori dal campo.
Marchetto, che tra pochi giorni avrebbe compiuto 72 anni, è stato un'icona indelebile per la città di Treviso, che lo ricorderà per sempre come una persona stupenda dentro e fuori dal campo.
LA CARRIERA
Marchetto, formatosi nella Tarvisium, esordì in A1 con la Metalcrom e grazie alle sue evidenti doti nel 1972 debuttò in nazionale. Con la maglia azzurra ha ottenuto anche il miglior risultato nella storia contro la Nuova Zelanda nel novembre 1979 a Rovigo. In 14 stagioni giocate sempre con gli stessi colori del Benetton ha collezionato 262 presenze e ha messo a segno 1103 punti, oltre a 209 mete, che gli permettono tutt'ora di detenere il terzo posto assoluto per marcature nella massima serie. Con la Nazionale oltretutto è il terzo miglior realizzatore di mete nella storia con 21 marcature. Dopo il ritiro si è dedicato alla professione di architetto ed è stato per anni il presidente del Vecio Rugby Treviso, mantenendo oltretutto fino all'ultimo buoni rapporti con la società del Benetton ed è stato una presenza fissa allo stadio Monigo fino agli ultimi giorni. Nella vita privata amava il mare e stare a contatto con la natura ma ciò che amava più di tutto era il rugby.
IL RICORDO
L'ex compagno Ambrogio Bona lo ricorda così: «E' stato uno dei più forti giocatori italiani, un fenomeno e atleta all'avanguardia per suoi tempi, voleva essere sempre in forma per arrivare pronto in campo. Orgoglioso di essere trevigiano, non ha mai cambiato squadra. Come Gigi Riva era per la Sardegna, Manrico era per Treviso. Era un uomo vivace e persona vera che non scendeva a compromessi con nessuno e diceva sempre quello che pensava. Fino all'ultimo non ha voluto rivelare a nessuno la sua malattia perché non voleva che la gente lo compatisse ma piuttosto che lo ricordasse con il sorriso. Un leader fino alla fine, mancherà a tutti ma soprattutto mancherà a Treviso».