TREVISO/MONSELICE - Quando ha riaperto gli occhi dopo il lungo intervento chirurgico grazie al quale i medici dell'ospedale di Padova gli hanno salvato la vita ed estratto il proiettile dal fianco, ha subito chiesto della sua bambina. «Come sta la mia piccola?» sono state queste le prime parole di Yassine Lemfaddel, il 29enne trevigiano di origini marocchine preso a fucilate a Bagnoli di Sopra, nel Padovano, dall'ex datore di lavoro Benedetto Maria, 28enne catanese, arrestato per omicidio volontario e tentato omicidio. Ma subito dopo Yassine, ancora ricoverato in Rianimazione, ha chiesto informazioni anche su Francesco Mazzei, il 38 calabrese con il quale sabato era tornato alla Lb Allia di Bagnoli dove aveva lavorato fino a pochi mesi fa per riscuotere un credito, forse qualche stipendio arretrato. Nessuno gli ha voluto dire che Francesco è morto.
I FAMILIARI
Il 29enne non è ancora fuori pericolo ma ieri pomeriggio ha ricevuto al suo capezzale, per qualche minuto, la compagna Winny, suo padre Fatih e molti altri parenti. In ospedale c'erano anche i carabinieri, pronti a interrogarlo per cercare di fare chiarezza sulla lite finita nel sangue. «Yassine era stato in carcere, questo si, ma non era un violento - assicurano i familiari -. Non crediamo alla versione del coltello: non è stato di certo lui a scatenare l'aggressione. La sua sfortuna è che ha sempre incontrato brutta gente»...
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