Hacker scatenati, in sei mesi rubati 5mila profili social. Decine di trevigiani "spacciati" per pedofili

Venerdì 24 Febbraio 2023 di Maria Elena Pattaro
Hacker scatenati, in sei mesi rubati 5mila profili social

TREVISO - Quasi 5mila profili social rubati negli ultimi sei mesi. E decine di trevigiani finiti nella black list dei sospetti pedofili perché dai loro account è stato riversato in rete materiale pedopornografico di cui loro sono del tutto all'oscuro. Da mesi imperversa in Italia il fenomeno del furto di profili social, con Instagram in pole position, seguito da Facebook e TikTok. La Marca non è da meno, anzi, il trend ha assunto dimensioni allarmanti. Agli uffici di polizia arrivano in media 200 segnalazioni a settimana. Si tratta di utenti preoccupati perché non riescono più ad accedere al proprio profilo. Poco male, verrebbe da dire: se ne può sempre aprire un altro e ricominciare serenamente la propria vita sui social. Invece no: ogni account social hackerato può trasformarsi in un'esca per altri furti di identità, in un passepartout per accedere a informazioni sensibili come i codici bancomat o, nel peggiore dei casi (in media capita una volta su dieci), in un canale su cui far viaggiare contenuti pedopornografici.

La trappola

Il meccanismo è semplice, come spiega la Polizia postale trevigiana, guidata dal comandante Antonio Doimo. I truffatori della rete, una volta entrati nel profilo cambiano le credenziali collegate sicché la vittima non riesce più ad accedere al proprio account. Una volta messo fuori gioco il "proprietario", scatta il piano criminale. Che varia a seconda delle intenzioni del malvivente informatico. C'è chi invia messaggi-truffa per conto della vittima chiedendo ai suoi amici virtuali di aprire un link in apparenza innocuo. Invece quel click permette agli hacker di rubare anche il profilo dell'amico ingenuo che ha ceduto alla richiesta. Un diabolico effetto domino. C'è chi invece riesce a spillare soldi dal conto delle vittime, sfruttando carte prepagate o carte di credito collegate all'account. Quattro i trevigiani che nelle ultime settimane si sono visti alleggerire il conto: le cifre volatilizzate vanno dai 100 ai 2.000 euro.

I rischi

Ma i più sfortunati sono i titolari dei profili usati per diffondere immagini e video con minorenni in atteggiamenti erotici. In quel caso le piattaforme social, il cui algoritmo riconosce e censura i contenuti illeciti, chiudono il profilo incriminato e lo segnalano alle autorità. A questo punto entra in gioco la polizia postale, che effettua un controllo incrociato confrontando due elenchi: quello dei sospetti pedofili e quello degli utenti derubati del profilo. Se il malcapitato infatti aveva denunciato il furto viene depennato con facilità dalla lista dei sospettati. In caso contrario scattano ulteriori accertamenti, fino ad arrivare alle perquisizioni sui supporti informatici, alla ricerca del materiale a luci rosse. Ed è così che più di qualche trevigiano si è ritrovato indagato e con i poliziotti alla porta. Un fatto sempre spiacevole, a maggior ragione se le ipotesi di reato spaziano dalla pedofilia, all'adescamento di minori, alla detenzione di materiale pedopornografico. In gran parte dei casi l'esito è negativo e finisce tutto in una bolla di sapone, con gran sollievo dei malcapitati. La Polposta trevigiana ha chiuso il 2022 con una trentina di perquisizioni di questo tipo: il doppio rispetto alla media degli anni precedenti. L'aumento si spiega proprio con il boom di profili rubati e usati con questa finalità. Come difendersi dunque? «In caso di furto del profilo avvisate subito i vostri contatti su eventuali messaggi truffaldini a vostro nome - consiglia la polizia postale - tentate subito di recuperare le credenziali e denunciate il fatto alle autorità».

 

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