«Sono il giustiziere dei pedofili»: impiegato adescato e seviziato nel casolare da un trio di ragazzi

Lunedì 24 Aprile 2023 di Redazione web
Impiegato adescato e seviziato nel casolare da un trio di ragazzi

VEDELAGO (TREVISO) - Impiegato 50enne seviziato, pestato a sangue e derubato da una banda di tre malviventi giovanissimi che per mezz’ora, armati di coltelli e taser, lo hanno tenuto in ostaggio in un casolare di Vedelago dopo averlo adescato via social con la promessa di un incontro hot. Dietro al gesto avvenuto a fine febbraio 2023, "un'azione punitiva". Il trio si era ispirato ad una serie tv e aveva l'obiettivo di adescare online chi era disposto a fare sesso con un minorenne. Una sorta di "trio di giudizieri contro i pedofili" in cui il più giovane ha appena 15 anni e gli altri, disoccupati, 18 e 20. Tutti insospettabili di poter compiere un gesto simile ma che nella loro logica avevano l'alto scopo di punire i pedofili. Tanto che, l'ipotesi immediata dei militari era quella che il 50enne non fosse l'unica vittima del trio. In tal direzione era andato il loro appello ad altre possibili vittime o persone a conoscenza dei fatti di farsi avanti. A guidare questo trio, il 20enne affetto dalla sindrome di Crouzon, una patologia genetica rara che porta ad avere anomalie facciali e del cranio

L'incontro "hot" nel casolare abbandonato finito in violenza

Da qualche giorno i Carabinieri tenevano sott'occhio quel casolare a Vedelago, non tanto lontano del centro ma abbastanza nascosto dagli occhi più indiscreti. L'ipotesi iniziale, vedendo quell'andirivieni di giovani, era che ci fosse un giro di spaccio di droga. Durante uno di questi controlli, i militari hanno rinvenuto il 50enne al piano inferiore, legato con del nastro adesivo da pacco e bendato, tenuto prigioniero dai ragazzi. E, mentre due lo tenevano d'occhio muniti di taser per tramortirlo, il terzo era uscito con la carta della vittima e il codice pin in bicicletta per prelevare dei soldi ad uno sportello vicino. All'epoca dei fatti, fine febbraio del 2023, il 50enne respirava a fatica e aveva botte su tutto il corpo: «Avevo paura che mi ammazzassero» ha detto ancora sotto choc, dopo aver ricevuto calci, pugni e scariche elettriche.

L'uomo aveva detto ai militari di aver chattato online con un ragazzo qualche volta e che questo però non gli aveva detto di essere minorenne così si sono accordati per un incontro. 

Violenza pianificata nei dettagli

La banda aveva pianificato tutto nei minimi dettagli, dalle chat “piccanti” al sequestro nel casolare in costruzione. I ragazzi hanno adescato la vittima via social, in un sito di incontri gay. La vittima ha chattato per giorni con uno di loro fino ad accettare l’appuntamento in un casolare di via Toniolo, a Vedelago un sabato pomeriggio di fine febbraio. L’impiegato ha parcheggiato la macchina e ha seguito il “ragazzo-esca” dentro il casolare, ignaro della trappola. Una volta dentro, è stato aggredito dal terzetto: la banda lo ha stordito con il taser, immobilizzato e picchiato. Tanta violenza per un bottino di 60 euro in contanti e il bancomat. Ma per i giovanissimi, lo scopo di tutto ciò era di far giustizia. 

L'inchiesta

L'inchiesta coordinata dal pm di Treviso, Barbara Sabbatini, al 20enne e al 18enne che si trovano ora agli arresti domiciliari, vengono contestati i reati di sequestro di persona, tentata rapina aggravata e lesioni personali. La Procura minorile, sta procedendo con il minorenne. A lui è stata tolta l'accusa del sequestro di persona. Continuano gli accertamenti dei militari per risalire ad ulteriori eventuali altre vittime che potrebbero saltare fuori anche controllando i cellulari dei giovani dove sono già stati trovati contatti con altri uomini adulti. 

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Ultimo aggiornamento: 15:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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