Don Enrico Torta, parroco da copertina: «E la mia battaglia continua»

Giovedì 23 Febbraio 2017
Don Enrico Torta, parroco da copertina: «E la mia battaglia continua»
DESE - Sorride in copertina, don Enrico Torta. A 79 anni suonati, il parroco di Dese diventato popolare per aver pruna condannato senza appello le aperture domenicali dei grandi centri commerciali e poi i crack delle banche che hanno stritolato i correntisti, rischia di diventare il testimonial nazionale della lotta contro il dio denaro. É questo infatti il titolo di prima pagina della rivista Credere, settimanale del gruppo San Paolo (quello di Famiglia Cristiana), in vendita nelle chiese e nelle edicole di tutta Italia. Che, nel numero di questa settimana, gli dedica appunto la copertina e un lungo articolo di apertura del periodico.

«Ormai sono due anni che mi occupo di questo problema - spiega don Enrico - e sono soddisfatto perché è un'occasione per avviare una riflessione su una realtà che sta lentamente maciullando l'uomo. Il potere del denaro sta schiacciando le persone. Defraudare dei loro risparmi 200mila persone come è avvenuto in Veneto è stato un vero cataclisma e un crimine. In questi anni ho incontrato centinaia di persone e tutte mi hanno detto che i funzionari della banca ai quali si rivolgevano, ripetevano che tutto era tranquillo, che non c'era alcun motivo di preoccuparsi, mentre sappiamo come è andata. Dopo quello che è successo ho capito che il denaro è diventato il dio di questo mondo e allora mi sono chiesto quale possa essere un'impostazione sociale nuova dove il denaro sia in funzione dell'uomo, della giustizia, sia ripartito in maniera equa e dove non si possa essere derubati dai poteri forti». Una denuncia che non ti aspetteresti da un parroco di una frazione di 2000 anime. «Il vero Pil della nostra società è l'Uomo - insiste don Enrico - e invece abbiamo una finanza in mano a pochi che vogliono impadronirsi delle ricchezze di tutti. Quando si imbrogliano e si rapinano i poveri per arricchire alcuni potenti io questo non lo posso accettare. Noi veniamo da una cultura greco-romana, siamo pieni di storia e di cultura e finché vivrò lotterò per un nuovo umanesimo».
Per motivi anagrafici avrebbe dovuto lasciare la parrocchia di Dese già da tre anni, ma il Patriarca Moraglia ha voluto che rimanesse. «La Chiesa fa abbastanza a livello di solidarietà nelle parrocchie e attraverso Papa Francesco ha condannato questa idolatria del denaro - aggiunge l'anziano sacerdote -. Ma questo ancora non basta e credo che si dovrebbe coinvolgere di più i cristiani in questa battaglia etica. Spesso le stesse gerarchie ecclesiastiche non si rendono conto di quali drammi si nascondono dietro questi crolli finanziari. Di questo ne ho parlato spesso con il nostro Patriarca che è sensibile al tema ma credo che dovrebbe diventare argomento di denuncia di tutti i Vescovi ed i parroci italiani come accade all'estero. In Austria ed in Germania, quando sono arrivate le multinazionali a dire che bisognava lavorare anche il sabato e la domenica, i nostri fratelli protestanti si sono ribellati e le multinazionali hanno dovuto cedere. Noi dobbiamo lavorare per vivere ma non possiamo diventare schiavi del lavoro, dobbiamo avere il tempo da dedicare alla famiglia».
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Ultimo aggiornamento: 24 Febbraio, 17:36

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