Settanta pediatri pronti a vaccinare 40mila bambini

Sabato 11 Dicembre 2021 di Mauro Favaro
Tra i 5 e gli 11 anni si è a 776 casi per 100mila abitanti

TREVISO  - Settanta pediatri per vaccinare 40mila bambini tra i 5 e gli 11 anni. Sono i numeri della campagna anti-Covid trevigiana dedicata ai più piccoli.

In attesa del via libera del ministero e della Regione, ci si sta organizzando per iniziare a eseguire le prime iniezioni tra il 16 e il 17 dicembre. In prima linea ci saranno i pediatri di libera scelta. «Due terzi dei circa 100 pediatri in servizio in provincia hanno già dato la propria disponibilità», fa i conti Gianfranco Battaglini, segretario provinciale della Fimp, la federazione dei pediatri di Treviso. Nei prossimi giorni il numero potrebbe ulteriormente salire. 

L’ORGANIZZAZIONE

I dettagli organizzativi verranno definiti nell’incontro tra l’Usl e gli stessi pediatri fissato per martedì. Quel che è già certo è che ai bambini verrà somministrato Pfizer, vaccino a mRna, con la dose ridotta a un terzo rispetto agli adulti. Il richiamo sarà previsto a distanza di tre settimane. «Il vaccino si è mostrato efficace nel ridurre di circa il 91% il rischio di infezione», specificano dall’istituto superiore di sanità. Nella Marca verranno allestite delle corsie vaccinali riservate ai bambini tra i 5 e gli 11 anni. Almeno tre: una a Treviso, probabilmente al Ca’ Foncello, una nell’ospedale di Castelfranco e una al De Gironcoli di Conegliano. Al momento sono questi i punti presi in considerazione. Non è previsto l’accesso libero. Le famiglie dovranno prenotarsi. A breve nel portale regionale online dovrebbe essere aperta una sezione dedicata agli appuntamenti per i bambini. «Così il ritmo delle vaccinazioni potrà essere incalzante – spiega Francesco Benazzi, direttore generale dell’Usl – senza far rimanere i bambini troppo a lungo all’interno dei centri vaccinali».

I NUMERI

Oggi i più colpiti dal coronavirus nella Marca sono proprio i bambini con meno di 11 anni, fino ad ora tutti non vaccinabili. Il tasso in questa fascia d’età è schizzato a 776 casi per 100mila abitanti. Mentre tra i ragazzi tra i 12 e i 19 anni si scende a 562 casi. «Vaccinare i bambini tra i 5 e gli 11 anni è fondamentale in primis per loro. All’inizio si pensava che l’infezione da Covid di fatto non fosse una malattia pediatrica. Ma i numeri erano bassi perché in quel periodo c’era stato il lockdown ed erano in vigore pesanti restrizioni nel mondo della scuola, a partire dalla didattica a distanza – fa il punto Battaglini – adesso le cose sono diverse e stiamo assistendo a una moltiplicazione dei contagi. In alcuni casi, per fortuna pochi, anche i bambini sviluppano malattie importanti. Senza contare che anche in caso di infezione asintomatica rischiano di sviluppare la Mis-C, sindrome multi-infiammatoria sistemica, e i problemi legati al cosiddetto Long Covid, come una forte stanchezza e così via». Le statistiche dicono che 6 bambini su 1.000 colpiti dal Covid finiscono in ospedale. Nel trevigiano si sono già contati una decina di casi di Mis-C. E 1 su 7.000 deve addirittura essere trasferito in Terapia intensiva. «Oltre a questo, poi – aggiunge il pediatra – vaccinando i bambini si proteggono anche i loro familiari e aumenta la copertura vaccinale generale, riducendo la diffusione del virus e quindi amplificando l’effetto sociale. Tornare a una socialità normale, potendo frequentare la scuola con una sicurezza maggiore, è importante innanzitutto per lo sviluppo psichico degli stessi bambini, che sotto questo aspetto hanno perso ormai più di un anno e mezzo». 
I TIMORI
Gli effetti collaterali più comuni vanno dal dolore al braccio dove è stata eseguita l’iniezione fino a mal di testa ed eventualmente febbre per uno o due giorni. Cosa succederebbe se un bambino volesse vaccinarsi contro l’indicazione di genitori no vax? «Il problema riguarda in particolare i genitori separati: a volte il bambino viene strumentalizzato – avverte il presidente della Fimp di Treviso – ma il comitato di bioetica è stato chiaro: in questi casi prevale il parere favorevole del bambino». Intanto i pediatri sono chiamati a giocare anche la partita dei tamponi. Fino ad ora avevano usato test di prima generazione. A breve potranno contare sulle centraline per eseguire e processare in pochi minuti i test di terza generazione. «Con quelli di prima generazione c’è un certo rischio di avere falsi negativi tra gli asintomatici – evidenzia Battaglini – mentre i test di terza generazione hanno un’affidabilità quasi pari ai tamponi molecolari». L’Usl conta di affidare ai pediatri il compito di eseguire lo screening su una quota tra il 30 e il 40% dei ragazzi delle scuole che entrano in contatto con casi positivi. Non è una cosa da poco: oggi sono 591 le classi che hanno a che fare il Covid: 273 in quarantena e 318 sotto monitoraggio. «Le cose saranno più agevoli per le famiglie potendo far riferimento direttamente ai pediatri per i tamponi sui bambini – tira le fila Benazzi – e, di pari passo, sarà anche possibile ridurre sensibilmente gli accessi ai Covid point».

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