Crac Nes, la Cassazione annulla la condanna di Compiano: «I 36 milioni spariti non erano della società»

Giovedì 22 Febbraio 2024
Luigi Compiano

TREVISO - A sorpesa il crac Nes torna in Corte d'appello a Venezia. I giudici della Cassazione hanno annullato la sentenza della Corte d'Appello relativa al processo dell'ex  patron Luigi Compiano  in riguardo alla bancarotta patrimoniale per distrazione. Il caso sarà ridiscusso da un'altra sezione della Corte d’Appello di Venezia. 

Il patron della North East Services, la società di vigilanza e trasporto valori che aveva sede a Silea,  era stato condannato a sei anni e sei mesi bancarotta fraudolenta, ridotta a sei anni e due mesi dalla Corte d’Appello di Venezia. I 36 milioni di euro fatti sparire dal caveau della società per acquistare auto di lusso, moto e imbarcazioni erano state  considerate come azioni distrattive che hanno mandato in rovina la Nes.

Ora l'annullamento della sentenza con il rinvio proprio sul punto della bancarotta rimette in discussione proprio quei 36 milioni.

Ora, dopo la pronuncia della Cassazione che ha annullato la sentenza di condanna a sei anni per il crac della North East Services, rinviandola alla Corte d'Appello sostenendo che deve essere perseguito non per bancarotta patrimoniale ma per appropriazione indebita (reato peraltro già prescritto da tempo), Luigi Compiano è pronto al contrattacco. Ovvero chiedere indietro i soldi che gli sono stati sequestrati e procedere con la revoca della confisca dei suoi beni. E sulla carta la strada sembra addirittura in discesa. Già, perché i 36 milioni di euro fatti sparire dal caveau della Nes, come aveva già previsto il gup Angelo Mascolo in sede di rinvio a giudizio di Luigi Compiano (la Procura contestava la bancarotta patrimoniale mentre il gup ha derubricato il reato in appropriazione indebita aggravata, ndr), secondo la Corte di Cassazione non sono mai entrati nel patrimonio della società. Le motivazioni della sentenza saranno depositate nelle prossime settimane, ma il fatto di aver accolto il ricorso dell'avvocato Piero Barolo lascia intendere che non ci siano scenari ulteriori.

LA PARTITA
La pronuncia degli Ermellini apre dunque una partita diversa, ovvero quella legata al denaro. E il quadro non è così semplice da decifrare. Di certo c'è che sul piatto ci sono circa 30 milioni di euro, a cui si arriva dalla somma ricavata dal curatore fallimentare Sante Casonato dopo l'asta del novembre 2016 (in tutto 817 lotti tra auto di lusso, moto, biciclette e barche), che ha fruttato oltre 45 milioni di euro, a cui vanno sottratti i poco più di 17 milioni di euro già finiti nelle casse dello Stato per ripianare i debiti legati all'Iva e contratti da Luigi Compiano. La parte restante, ovvero i circa 30 milioni di euro, sarebbero dovuti rimanere nella disponibilità del curatore fallimentare per chiudere per chiudere la pratica bancarotta. Essendo quel reato cassato dai giudici romani, secondo l'avvocato Barolo, che ha intenzione di promuovere un'azione civile, spetterebbero alle società del gruppo Compiano in quanto le auto erano intestate proprio alle società satellite (tra cui, ad esempio, Autocom, Assitel e Istituto di Vigilanza Compiano) e, anche se fallite, sono tutte in bonis, ovvero hanno pagato tutti i creditori. Ecco dunque che l'eccedenza tra il ricavato dell'asta e il pagamento dei debiti con l'erario e lo Stato apre le porte alla riconsegna del denaro alle società, con successiva divisione delle somme tra i soci. E tra questi, con quote ben oltre la maggioranza, c'è proprio Luigi Compiano. Che dunque, dopo essere finito sotto accusa per aver sottratto 36 milioni di euro dal caveau della Nes, è pronto a tornare in possesso del denaro che gli è stato congelato dalla magistratura nel corso degli anni. Non solo: anche di vedersi revocare le confische. A partire dalla villa di via Ugo Bassi in cui vivono l'ex moglie e il figlio, a cui si aggiungono i conti correnti intestati all'ex patron della Nes.

Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 15:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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