Banche venete, si lavora al testo. C'è attesa per il decreto del Cdm

Sabato 24 Giugno 2017
Banche venete, si lavora al testo. C'è attesa per il decreto del Cdm
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Non è ancora stato convocato il Consiglio dei ministri per l'approvazione del decreto sulle due banche venete, Popolare di Vicenza e Veneto Banca, che andranno in liquidazione. Nella serata di ieri si ipotizzava una riunione oggi all'ora di pranzo ma, a quanto si apprende, è ancora in corso il lavoro di scrittura e limatura del testo. Il Cdm potrebbe dunque essere convocato per questa sera, difficilmente prima delle 18. Ma non è escluso neanche un ulteriore slittamento.

SOCI GIA' PRONTI AL RICORSO CONTRO IL DL

«Il Governo, con un decreto che interviene anche sulle obbligazioni, ossia su un rapporto fra privati, compie un atto contrario alla legge per il quale ci rivolgeremo alla Procura della Repubblica di Roma e che non potrà mai essere convertito in legge». Annuncia battaglia Andrea Arman, avvocato di riferimento dell'associazione "Noi che credevamo nella BpVi", contro il decreto che il governo si appresta a varare per le banche venete.

Arman cita addirittura Daniele Manin (patriota veneto durante il dominio austriaco ndr.) per giustificare l'ipotesi di una rivolta sociale: «Manin parla del dovere della popolazione di ribellarsi quando è lo stesso Stato a travalicare i margini di legalità». «È stata posta in vendita una banca senza alcuna gara - conclude -, essendo l'offerta avanzata tre giorni fa da Iccrea una evidente finzione, dato che le Bcc non avrebbero mai acquistato delle reti bancarie così sovrapposte alle proprie».

BRUNETTA: UN FALLIMENTO, SALVARE IL SALVABILE
«Sulle banche i governi Renzi-Gentiloni hanno miseramente fallito, hanno sbagliato tutto, hanno agito con leggerezza e approssimazione. Ma noi, a differenza della sinistra in altri delicati frangenti della vita politica nazionale, siamo responsabili: oggi dobbiamo salvare il salvabile, ma questo non vuol dire chiudere gli occhi». Lo scrive su Facebook Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati. «Noi, contrariamente a chi diceva che tutto andava bene, abbiamo denunciato per tempo il fallimento del governo in merito alle politiche sulle banche. Lo abbiamo talmente fatto da chiedere per primi - ormai più di un anno e mezzo fa - l'istituzione di una Commissione parlamentare bicamerale di inchiesta sul sistema bancario italiano», aggiunge. «Infine, adesso da Palazzo Chigi vogliono far credere che con la liquidazione delle due banche grazie all'intervento di Intesa la crisi si è risolta. Niente di più falso. Alla fine di questa storia Intesa vince perché le vengono regalate due banche ripulite. Ci perdono il Governo, la BCE (con una credibilità ormai pari allo zero), e i contribuenti, che ancora una volta dovranno mettere mano al portafogli per salvare il salvabile», conclude Brunetta.

BERSANI: SERVIVA UN CONTENZIOSO CON LA UE
Il governo avrebbe dovuto «andare in contenzioso con l'Unione Europa sulla natura del fondo di garanzia a tutela dei consumatori, per consentire che intervenisse su Banca Etruria prima e sulle banche venete oggi». Lo ha detto Pierluigi Bersani a margine dell'assemblea di Centro Democratico a Napoli. «Molti di questi guai - ha detto Bersani - derivano da un cavillo e cioé se il fondo di garanzia a tutela dei risparmi, che è una sorta di fondo consortile delle banche, sia o no un soggetto privato. La vigilanza Europa ha detto che è un soggetto pubblico. Ma se fosse stato riconosciuto che quel fondo ha una natura privata, il meccanismo di risoluzione sarebbe stato molto ma molto meno costoso. Io sarei andato alla corte di Lussemburgo per dirimere questa cosa che è stata importante sia ai tempi di Banca Etruria e lo è anche adesso sul caso delle Venete. Non essere andati fino in fondo su questo problema sia stato un guaio molto serio.
«Adesso - ha spiegato Bersani - le due soluzioni possibili sono una più pesante dell'altra. Il governo sin dai tempi della Banca Etruria doveva andare in contenzioso con l'Unione Europea a Lussemburgo per consentire che intervenisse il fondo di garanzia interbancario, anche a sponda di un intervento pubblico che sarebbe stato ben più ridotto . Invece ci siamo bevuti quell'affermazione della Vigilanza europea e siamo a questo punto».

Ultimo aggiornamento: 19:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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