TREVISO - «Vengo da tua madre e le dico che mi hai messo incinta. E poi, appena nato, ti porto il bambino in casa»: queste le parole pronunciate dalla 20enne Irina Bacal che, al culmine di un'accesa discussione, hanno scatenato la furia dell'ex fidanzato Mihail Savciuc, 19enne moldavo, studente all'Ipsia Pittoni di Conegliano. Muscoli del viso tesi e occhi spiritati, dai quali non è scesa una lacrima, Mihail ha ribadito la versione resa la notte dell'arresto: «Per un attimo ho perso la testa. L'ho strangolata e poi l'ho finita colpendola con una pietra». È proseguita così, ieri in carcere a Treviso, la ricostruzione del film dell'orrore. Dopo averlo fatto con il pm Mara De Donà e i poliziotti, lo studente moldavo ha parlato anche col giudice Bruno Casciarri. Lucidamente ha ripercorso la serata e, soprattutto, gli ultimi minuti prima dell'impeto di follia che lo ha portato a strangolare e spaccare la testa con un sasso all'ex fidanzata coneglianese. La giovane che, da circa sei mesi, portava in grembo il figlio di Savciuc.
«Irina mi ha detto che se non mi fossi preso cura del bambino, avrebbe detto tutto a mia madre. Lo avrebbe fatto sapere a tutti e in particolare alla mia nuova fidanzata. Mi avrebbe portato il bambino a casa»: mentre parlava Savciuc sembrava parlare di un estraneo. «Poi -ha aggiunto- l'ho afferrata per la gola e ho stretto forte». Irina gli è scivolata tra le mani, finendo a terra priva di sensi. «Ho afferrato una pietra e l'ho colpita». Nella voce nessuna esitazione che potesse far pensare a un pentimento.
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