ROVIGO - Per ogni bambino polesano ci sono quasi tre anziani. Non un semplice dato statistico, ma l'indicatore di una rivoluzione demografica i cui effetti a lungo termine rischiano di avere ripercussioni sociali pesantissime, se non altro dal punto di vista dell'assistenza. Non a caso, Pietro Girardi, che oggi si insedierà come nuovo direttore generale dell'Ulss Polesana, poco dopo la comunicazione della nomina, ha rimarcato: «Il mio impegno sarà massimo soprattutto per tutelare le fasce più fragili della popolazione, come disabili e anche come gli anziani. Quello degli anziani per me è un tema particolarmente sentito, perché la provincia di Rovigo ha una popolazione fra le più anziane della regione e in prospettiva invecchierà ancora di più, mentre si sono perse le famiglie strutturate di un tempo, quindi serve una rete importante anche per scongiurare che ci siano persone che possano rimanere o sentirsi sole».
LA SITUAZIONE
Nell'ultima “Relazione Socio Sanitaria della Regione Veneto" si evidenzia come «i territori delle Ulss 5 Polesana, Ulss 1 Dolomiti, Ulss 3 Serenissima, Ulss 4 Veneto Orientale sono quelli con più di un quarto della popolazione con almeno 65 anni e con un indice di vecchiaia che supera i 200 (più di 2 abitanti di 65 o più anni di età per ogni bambino di età 0-14 anni).
LE GENERAZIONI
Come nota l'Ufficio statistico regionale, «in Veneto, nel 2000 gli equilibri tra generazioni vedevano numerosa la fascia di popolazione in età attiva 35-54 anni (1,3 milioni, il 29,6% della popolazione) e ancora importante la presenza di giovani 18-34enni (1,1 milioni, il 24,2%). Oggi, se la fascia centrale di età è sempre ben nutrita, risultano in calo i giovani, scesi al 17,2% della popolazione (834mila); in crescita la componente più anziana (75 anni e oltre), che è passata dall'8,1% del 2000 al 12,5%. Secondo le previsioni Istat per la nostra regione, il processo di "degiovanimento" al 2050 potrebbe essere così intenso da ridurre i giovani al 15,1% della popolazione, a fronte di una presenza di anziani al 21,8%; in diminuzione anche i minori (14,0% al 2050) e quelli di età 35-54 (24,8%). I nuovi equilibri (squilibri) demografici narrano, dunque, di una difficile convivenza tra generazioni, da un lato coorti di anziani sempre più consistenti e dall'altro giovani sempre più in calo: si stima che a metà secolo ci saranno 296 persone con più di 65 anni ogni 100 ragazzi 0-14 anni, quando oggi sono 195 ed erano 135 al 2000».
POCHI UNDER 14
A Rovigo, dove gli under 14 sono appena il 10,4% della popolazione, ben due punti percentuali in meno della media regionale del 12,4%, e gli over 65 il 27,6%, ovvero addirittura il 3,5 in più rispetto al 24,1% che si registra a livello regionale, questa sproporzione è già decisamente più marcata. Il secondo indice di vecchiaia più alto del Veneto, pari a 254,7, è quello della provincia di Belluno, realtà montana e caratterizzata da una quota di popolazione straniera di appena il 6,1%, rispetto all'8,6 polesano. L'indice di vecchiaia più basso è invece quello veronese, 174,9, che non a caso è la realtà con la quota più alta di popolazione straniera in Veneto, il 12%.