Elezioni: servono nuovi spazi per i seggi e i Comuni sono in difficoltà

Sabato 18 Luglio 2020 di Alberto Lucchin
Un seggio elettorale nel quartiere di San Pio X a Rovigo
ROVIGO - Il Ministero dell’Interno “suggerisce” ai Comuni di utilizzare luoghi alternativi alle scuole e alle case di riposo per allestire i seggi elettorali. Ma sarà molto difficile che in Polesine questa richiesta trovi un riscontro da parte delle Amministrazioni locali, stante la carenza di spazi che affligge molti Comuni, soprattutto i più piccoli. LA CIRCOLARE Una circolare del Viminale, giunta a tutte le Prefetture nelle regioni chiamate al voto i prossimi 20 e 21 settembre, chiede che le scuole non vengano chiuse per il turno elettorale per impedire ulteriori stop dopo i ben quattro mesi di interruzione dell’anno scolastico appena conclusosi. Una richiesta, però, che crea ulteriore confusione nell’organizzazione dei plessi scolastici per il rispetto delle normative di distanziamento sociale per lo svolgimento delle lezioni. IL PREFETTO «La circolare del Ministero mi è già arrivata e l’ho subito girata ai sindaci - spiega il prefetto di Rovigo Maddalena De Luca, che proprio nei prossimi giorni festeggerà i primi due anni dall’insediamento nel Palazzo del Governo di via Celio - Nel documento viene chiesto ai Comuni di individuare luoghi diversi dalle scuole per l’allestimento dei seggi, visto che, se tutto andrà bene, la settimana precedente gli studenti saranno appena ritornati tra i banchi. Chiaramente, i parametri per le diverse sedi elettorali sono molti stringenti ed in tal senso ho già avuto contatti con alcuni sindaci: è francamente difficile che vengano individuate sedi alternative. Queste, devono avere requisiti specifici di sicurezza, devono garantire all’utenza il rispetto delle norme anti-Covid e quindi i Comuni sono in difficoltà nel trovare luoghi diversi da quelli utilizzati di solito per le sezioni elettorali». Se a Rovigo, che conta complessivamente 52 seggi, una soluzione in questo senso potrebbe anche essere individuata, in Comuni più piccoli questo è davvero molto difficile. Paesi come Calto, di poco sopra i 700 abitanti, oppure Gaiba, circa mille abitanti, potrebbero non avere abbastanza edifici in cui spostare la complessa “macchina” elettorale, oppure non avere neppure spazi sufficientemente ampi in cui far svolgere le operazioni di voto (che per seggio conta almeno 5 persone, più le forze dell’ordine e i rappresentanti di lista durante lo scrutinio), contando di dovere gestire anche un elevato flusso di persone. E tutto ciò specialmente se i seggi sono più di uno e magari sono distribuiti sul territorio comunale. Lo stesso problema si sta ponendo anche in altre province italiane, in particolar modo in quelle come il Polesine in cui la “dispersione” sul territorio è elevata e i comuni sono molto piccoli, come le comunità montane. RISPOSTA MOTIVATA Per questo motivo, quindi, su 50 comuni polesani, molti saranno costretti a rispondere in maniera negativa al Ministero dell’Interno: «In questi casi - precisa De Luca - dovranno dire non ci sono siti alternativi provvisti dei requisiti imposti». Chi invece potrà ospitare i seggi in locali nuovi, dovrà fornire al dicastero guidato da Luciana Lamorgese una scheda dettagliata degli spazi in cui si potrà votare e poi saranno svolti dei controlli per certificarne l’utilizzo.
In alcuni Paesi europei, come in Polonia, dove questa settimana si è svolta l’elezione del presidente della Repubblica, sono state adottate ulteriori soluzioni per il voto, per evitare la calca ai seggi. Certo, in Italia le affluenze sono in costante calo: alle Regionali venete del 2015 sono andati a votare il 57,16% degli aventi diritto, ma non è da escludere che lo Stato possa comunque scegliere di utilizzare sistemi come il voto via posta o simili per limitare lo spostamento di persone, magari per fasce d’età. Da questo punto di vista, però, il prefetto De Luca risponde che «ad oggi non c’è alcuna novità in tal senso».
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