In quindici anni l'industria è salita del 20%, ma Belluno rimane penultima in Veneto seguita solo da Rovigo

Lunedì 15 Gennaio 2024 di C.F.
Lavoro (foto di archivio)

BELLUNO - La crisi morde, anche nella produzione industriale. Il Veneto si salva, ma la provincia di Belluno cresce meno delle altre provincie venete, eccezion fatta per Rovigo. Guadagna però posizioni, rispetto alle altre: più tre dal 2007 a oggi piazzandosi al 52esimo posto in Italia per crescita. È quella che fa meglio in Veneto dopo Padova che ne guadagna 4. È quanto emerge dall'elaborazione dell'Ufficio Studi Cgia su dati Istat, relativamente alla variazione del valore aggiunto dell'industria tra il 2007 e il 2021.

IL CONTESTO
In quindici anni l'industria italiana ha subito una forte contrazione, e solo il nordest ha risultato un risultato positivo toccando un più 5,9%, mentre il Mezzogiorno è crollato del 27 per cento, quello del Centro del 14,2 per cento e del Nordovest dell'8,4 per cento.

A livello di province, secondo l'elaborazione dell'Ufficio Studi Cgia su dati Istat, relativamente alla variazione del valore aggiunto dell'industria tra il 2007 e il 2021, Belluno si colloca al 52esimo posto nazionale, con un aumento del 19,5% nel periodo considerato, passando dai 1.613,1 milioni di euro del 2007 ai 1.927,6 milioni di euro del 2021. Peggio a livello veneto soltanto Rovigo che ha avuto un incremento percentuale ancora minore (6,3%). La variazione positiva più importante l'ha registrata Vicenza (con 11,5 miliardi di euro di valore aggiunto nominale nel 2021), che si consolida l'area più "manifatturiera" del Veneto. Seguono Treviso (9,3 miliardi) e Padova (8,3 miliardi). Tutte e tre tali provincie sono incluse tra i primi 10 territori più industrializzati d'Italia. La variazione del valore aggiunto dell'industria in senso stretto più importante registrata tra il 2007 e il 2021 ha interessato la provincia di Padova con un eccellente +34 per cento. Seguono Vicenza con il +30,8 per cento, Verona con il +25,4 per cento e Venezia con il +22,9 per cento. Tra le 7 province venete solo Rovigo ha subito una contrazione pari al -6,3 per cento.

I SETTORI
Il comparto che nell'industria veneta ha subito la contrazione negativa del valore aggiunto più pesante in questi ultimi 15 anni è stato quella della produzione e distribuzione dell'energia elettrica e del gas (-31,5 per cento). Seguono i mezzi di trasporto (-17,3 per cento), distribuzione acqua e trattamento rifiuti (-15,2 per cento), il mobile (-12,9 per cento) e il legno/carta (-7,7 per cento), e il tessile-abbigliamento-calzature (-5 per cento). Per contro, invece, i settori che denotano una variazione anticipata dal segno più sono la raffinazione/chimica/farmaceutica (+10,2 per cento) e la gomma/plastica /vetro/ceramica (+14 per cento). Tra tutti i comparti, la migliore performance si segnala nel settore dell'alimentari e bevande, che in 15 anni ha registrato un incremento significativo, pari al 47 per cento. «Sebbene il settore manifatturiero veneto contribuisca al nostro Pil regionale solo per il 29 per cento - spiega in una nota l'Ufficio Studi della Cgia - tra il 2007 e il 2022 il valore aggiunto reale della nostra industria è aumentato del 3,1 per cento. Tra tutte le regioni presenti in Italia solo la Basilicata (+35,1 per cento), il Trentino Alto Adige (+15,9 per cento) e l'Emilia Romagna (+10,1 per cento) vantano dei risultati migliori dei nostri. Il dato medio nazionale è stato negativo: -8,4 per cento, con punte che in Calabria hanno toccato il -33,5 per cento, in Sicilia il -43,3 per cento e in Sardegna addirittura il -52,4 per cento».

LA TESI
«È verosimile ritenere - continua la nota dell'Ufficio Studi della Cgia - che le crisi 2008-2009 e 2012-2013 abbiano sicuramente ridotto e fiaccato la platea delle imprese manifatturiere presenti anche in Veneto, ma abbiano rafforzato la tenuta e le performance di quelle rimaste sul mercato che, rispetto alle concorrenti straniere, hanno superato con maggiore slancio gli effetti negativi provocati dalla crisi pandemica del 2020-2021. Il successo registrato soprattutto in questi ultimi due anni dai nostri prodotti made in Italy in tutti i principali mercati mondiali è, di fatto, la conferma della tesi appena esposta».
 

Ultimo aggiornamento: 16 Gennaio, 08:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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