Geodis verso la chiusura, lo sciopero dei lavoratori: «Sette anni a fare i pacchi Amazon e ora il benservito»

Mercoledì 15 Marzo 2023 di Marco Scarazzati
Lo sciopero dei lavoratori della Geodis

ARQUÀ POLESINE - Oltre un centinaio di persone erano presenti ieri mattina, 14 marzo, davanti al cancello della Geodis di Arquà Polesine, per manifestare in maniera del tutto pacifica i timori verso la possibile chiusura del sito di logistica, previsto per luglio. Pieralberto Colombo, segretario della Cgil Rovigo, ha confermato che «la situazione è grave sotto vari aspetti. Prima di tutto 130 persone rischiano seriamente di perdere il posto di lavoro e non lo possiamo permettere: circa una metà sono donne e questa è un'ulteriore aggravante nella nostra provincia.

Per questo è iniziata una mobilitazione che se necessario, proseguirà anche per molte settimane. C'è poi un aspetto territoriale più ampio. Questa crisi colpisce un settore come la logistica, in questo caso legata all'e-commerce, in forte espansione negli ultimi anni e che rischia di essere non governato, addirittura trainante per un ipotetico sviluppo del territorio».

L'ACCUSA
Colombo ha sottolineato che «come organizzazioni sindacali sosteniamo da tempo che tale settore, soprattutto dove sono presenti appalti e subappalti, non determina sviluppo di qualità, in grado di risolvere i problemi del Polesine. Al contrario scarica negativamente sulle condizioni del lavoro e quindi sui lavoratori, problematiche e costi per stare sul mercato. Ancora una volta si svaluta il lavoro. Ora purtroppo i nodi vengono al pettine, con il concreto rischio di lasciare nel territorio solo macerie sociali. Per tale motivo invitiamo tutti gli attori istituzionali e politici a riflettere bene su questo aspetto decisivo e a intervenire insieme ai sindacati e ai lavoratori. Ne va del futuro delle tante famiglie coinvolte dalla vicenda e anche della qualità dello sviluppo della nostra comunità».
Matteo Poretti, della Filt Cgil Rovigo, si è agganciato ricordando che «abbiamo ricevuto la notizia della chiusura di Geodis in maniera informale. Nessuno si è degnato di avvisare ufficialmente i lavoratori della chiusura dello stabilimento, prevista per quest'estate. I lavoratori fanno da sette anni i pacchi per Amazon. Abbiamo invitato tutte le istituzioni ad attuare subito un tavolo, per evitare che 130 persone finiscano in strada».
Anche dai dipendenti arrivano testimonianze del momento e di quanto stiano vivendo, come Monica Ippoliti, che lavora per la Face work Srl, società in subappalto alla Geodis. «Sette anni di lavoro nel corso dei quali tutti hanno dato l'anima. Ci sono persone di una certa età che possono fare molto fatica a essere ricollocati. E poi donne con figli piccolissimi. Lavorando per Amazon non avevamo quasi più una vita privata, essendo un lavoro molto flessibile, visto che gli orari di lavoro ci venivano fatti sapere la sera per la mattina. Abbiamo saltato visite mediche, sacrificandoci sempre. Non vogliamo assolutamente perdere questo lavoro, visto tutto quello che abbiamo dato».

IL PD PRESENTE
C'era anche una rappresentanza politica alla manifestazione quella del Pd con la presidente del consiglio comunale di Rovigo, Nadia Romeo, che ha voluto presenziare alla protesta per essere vicina ai lavoratori. «La politica serve anche per dare risposte e per attivarsi nel ridare una vita dignitosa a queste famiglie. Non si può sapere a marzo per puro caso che a luglio si resta a casa. Va capito se con l'azienda ci sono ancora dei margini per gestire la questione. Questi lavoratori vanno ricollocati perché meritano rispetto». Con le anche il segretario provinciale del partito, Angelo Zanellato. «Porto la vicinanza del Partito democratico a queste persone. È indegno come i 130 lavoratori sono stati trattati e usati. Se non fosse stato per i sindacati, nessuno lo avrebbe saputo per tempo. Questo è il risultato di scelte fatte nel recente passato. Una mancanza di programmazione, dettata dalla convinzione che ogni piccolo Comune poteva essere indipendente. Il fatto che Amazon si sia insediato e non abbia più dato garanzie, togliendo le commesse e facendosele da sole, vuol dire non avere alcun tipo di rispetto. Questa provincia avrebbe dovuto ragionare assieme su come sviluppare il proprio territorio».
La vicenda è stata portata a conoscenza anche di Papa Francesco, del cardinale Matteo Maria Zuppi (presidente della Conferenza episcopale italiana) e del vescovo di Adria e Rovigo Pierantonio Pavanello, con una missiva a loro indirizzata, perché sappiano il dramma che queste famiglie si trovano di fronte.
 

Ultimo aggiornamento: 16 Marzo, 10:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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