Rovigo. Foto pedopornografiche scaricate da un gruppo Telegram, medico polesano resta in carcere

Il dottore è accusato di detenzione o accesso a materiale pornografico con minori di ingente quantità

Sabato 25 Novembre 2023 di Francesco Campi
Polizia postale

ROVIGO - Resta in carcere il giovane medico polesano finito nelle maglie dell'indagine nazionale sulla circolazione in rete di materiale pornografico con minori. Ieri il giudice per le indagini preliminari Silvia Varotto ha sciolto la riserva e con la convalida dell'arresto per l'ipotesi di reato di detenzione o accesso a materiale pornografico con minori di ingente quantità, ha accolto la richiesta della Procura di custodia cautelare in carcere nei confronti del 34enne dottore, di origini umbre, che lavora come medico competente nell'Unità operativa semplice di Salute e sicurezza sul lavoro dell'Ulss.

Ulss che per il momento ha scelto la via del silenzio, anche se nei corridoi dell'ospedale di parole ne sono state dette tante. E la cifra comune sembra essere l'incredulità: nessuno sembra riuscire a capacitarsi che l'arrestato possa essere quel giovane medico, tranquillo, stimato e generoso. È bene ricordare, visto come la notizia è stata commentata sui social, che la presunzione d'innocenza sussiste fino al terzo grado di giudizio e che un'accusa così pesante necessita di riscontri importanti, perché la formulazione iniziale basta per bollare a vita una persona, anche se in seguito dovesse emergere la sua innocenza. E non sarebbe il primo caso. Vero è che proprio in un ambito così delicato, nella totale assenza di riscontri oggettivi, non sarebbe scattato l'arresto. In ogni caso, la posizione dell'indagato sarà meglio delineata con la prosecuzione delle indagini.

Immagini pedopornografiche su un gruppo Telegram

L'arresto è scattato nell'ambito di un'indagine condotta sotto copertura per oltre un anno dal Centro operativo per la sicurezza cibernetica della Polizia postale di Milano e coordinata dalla Procura di Milano, sulle attività di gruppi e canali di Telegram, documentando scambi di foto e video pedopornografiche, anche di neonati, in particolare in un gruppo con regole severe per mantenerne l'anonimato e persone con ruoli e compiti precisi, dai promotori agli organizzatori fino ai partecipanti. Questo ha portato a formulare l'accusa di associazione a delinquere finalizzata ad acquisire e diffondere materiale pedopornografico e a indagare a diverso titolo 29 persone, fra i quali anche due appartenenti alle Forze dell'ordine residenti nel Lazio e due medici. Uno dei quali, quello polesano, che non sarebbe accusato di essere un organizzatore del gruppo Telegram pedopornografico, ma un mero partecipante. L'arresto sarebbe scattato per il ritrovamento di una pennetta Usb contenente materiale di tale tipo, sequestrata così come il cellulare. Come spiega il procuratore Manuela Fasolato, «la Procura di Rovigo, competente in ragione del luogo dell'arresto, ha richiesto la convalida dell'arresto in flagranza operato il 21 novembre alle 15.45 e la misura della custodia cautelare in carcere per G.N., del 1989, residente in provincia di Rovigo, medico in servizio presso l'ospedale di Rovigo, per il reato, in ipotesi accusatoria, di cui all'articolo 600 quater comma 1 e 2 del Codice penale (detenzione o accesso a materiale pornografico con minori di ingente quantità, ndr), commesso in San Martino di Venezze e Rovigo, accertato il 21 novembre, perché consapevolmente si procurava e deteneva un ingente quantitativo di materiale pornografico realizzato utilizzando minori degli anni 18, fatto aggravato dalla ingente quantità di materiale pedopornografico detenuto». Il tutto, si precisa, è emerso dopo la perquisizione eseguita dalla Polizia postale in base al decreto emesso dalla Procura di Milano nell'ambito di un procedimento nei confronti di più soggetti per associazione a delinquere e pornografia minorile. «La misura cautelare in carcere - aggiunge il procuratore - è stata richiesta dalla Procura della Repubblica di Rovigo per la gravità dei fatti contestati in ipotesi accusatoria e per il pericolo di reiterazione di analoghi reati, in considerazione della competenza della Procura distrettuale per il reato contestato». 

Ultimo aggiornamento: 26 Novembre, 12:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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