Rovigo. Tar «deluso» dello scontro su Casa Serena e del mancato accordo

L’organo giudiziario amministrativo ha espresso rammarico per il mancato accordo tra il Comune, l’Iras e la Regione

Giovedì 14 Dicembre 2023 di Francesco Campi
casa serena

ROVIGO - Il contenzioso su Casa Serena è stato affrontato dai giudici amministrativi della Terza sezione del Tar del Veneto e come prevedibile, l’udienza è stata interlocutoria, non si è conclusa con un pronunciamento, vista anche la mole di documenti da affrontare. Il Comune ha presentato ben quattro ricorsi, uno principale e tre per motivi aggiunti, l’ultimo dei quali il 19 ottobre, impugnando con pagine e pagine di motivazioni, oltre 200, praticamente tutti i decreti del commissario straordinario dell’Iras Tiziana Stella e le delibere della Regione dell’ultimo anno relative a Casa Serena, che avrebbe dovuto ospitare uno studentato, nuovi servizi, appartamenti domotizzati per non autosufficienti finanziati con 2,4 milioni del Pnrr che rischiano di essere persi, e aule per i futuri infermieri. Progetti affossati dopo il voto contrario all’accordo di programma di parte dalla maggioranza, guidata dallo stesso sindaco Edoardo Gaffeo.
Proprio sul mancato accordo i giudici della Terza sezione avrebbero espresso il loro rammarico e non tanto per il fatto che ora tutta la vicenda si sia ingarbugliata in un nodo che loro stessi dovranno tentare di dipanare, quanto perché da un accordo praticamente raggiunto si è passati all’assoluta mancanza di dialogo.

Intanto sulla questione sullo scioglimento della convenzione del 2004 con la quale la gestione di Casa Serena, di proprietà del Comune, è stata affidata all’Iras in cambio delle manutenzioni, i giudici del Tar si sono riservati la decisione, senza però comunicare una data della sentenza.

LA POLEMICA
Tutto resta in sospeso. Il dibattito, però, è occupato dall’ipotesi demolizione, in realtà abbattuta sul nascere dai capigruppo. In difesa del sindaco Edoardo Gaffeo arrivano l’associazione Civica per Rovigo e i consiglieri della Lista con Edoardo Gaffeo Sindaco, nella quale si definiscono «stucchevoli e anche un po’ naif gli attacchi e la condanna alle intenzioni per una proposta che poteva essere discussa serenamente nei luoghi deputati alla politica, da capigruppo a commissioni e consiglio comunale, un’occasione di approfondimento e comprensione per chi si ostina a tenere la testa sotto la sabbia per non capire, o non ammettere, le responsabilità di un accordo di programma che non si è concretizzato».
A proposito dell’accordo di programma, si afferma che «il fallimento della trattativa non è del sindaco, ma di chi a fine dicembre 2022 non ha portato in consiglio comunale la proposta elaborata in Prefettura e già condivisa da tutti i soggetti, nei tempi previsti per l’accordo. È bene ricordarlo, ogni tanto. Una proposta trasmessa a tutti, nella sua forma definitiva, che doveva solo essere approvata dal consiglio comunale per evitare quanto poi è accaduto: la mancata sottoscrizione dell’accordo nei termini che ha consentito a Regione, Ater e Ulss 5, soggetti estranei agli interessi del Comune, di apportare al testo modifiche tali da stravolgerlo al punto di renderlo irricevibile e farlo bocciare dallo stesso consiglio comunale».
La “proposta”, in realtà, non era stata elaborata in Prefettura, né condivisa da tutti i soggetti: proprio qui stava il problema. Poi si spiega che la demolizione «avrebbe consentito di eliminare l’oggetto di una convenzione ancora in vigore e così la convenzione stessa». Un passaggio non chiaro: se la convenzione è ancora in vigore, si voleva abbattere un immobile nel possesso di altri?

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