Palazzo Chigi contro la Venexit
Zaia: non saremo sudditi di Roma

Domenica 12 Febbraio 2017 di Paolo Navarro Dina
Luca Zaia, presidente della Regione Veneto
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Il Veneto non ci sta. E' una questione di principio, ma anche di prestigio. Luca Zaia scende in campo dopo l'annuncio del Governo che ha stabilito di impugnare la legge regionale 28 sui Veneti minoranza nazionale davanti alla Corte Costituzionale. La decisione di Palazzo Chigi è vista come un ennesimo stop alle istanze del popolo veneto. Niente Venexit.

Governatore Zaia, il Governo ha fatto lo sgambetto alla Regione Veneto.
«Non ho avuto modo di leggere il dispositivo di Palazzo Chigi, ma non mi può sfuggire che, su ogni cosa che abbia a che fare con la nostra regione, Roma voglia mettere sempre i puntini sulle "i". E soprattutto trova scuse, alibi, scappatoie per mettersi sempre di traverso».

Palazzo Chigi esprime solo dei dubbi.
«Chiediamocelo: tutte (e solo) le leggi del Veneto sono anticostituzionali? In realtà, con il rispetto per la Corte Suprema e i suoi giudici, non posso che notare come la Corte Costituzionale venga usata come la panacea di tutti i mali. Il Governo la usa. E un ricorso non si nega a nessuno. E' altrettanto evidente che mi appello alla professionalità dei giudici. Facciano sentire la loro autorevolezza».
 
Insomma, che non si facciano tirare per la giacchetta...
«Non tutte le leggi del Veneto sono per forza anticostituzionali. C'è stato un consenso che parte dal Consiglio regionale, da un presidente di Regione eletto direttamente e che è in sintonia con i cittadini. Peraltro la Corte è la stessa che ha detto sì allo Statuto dove è riportata la formula popolo veneto. Di che vogliamo parlare?».

E ora arriva l'impugnazione...
«E' un modo borbonico di vedere le cose. Discutiamo pure di alcuni aspetti, ma non si possono contestare tutte le leggi. Andremo avanti come abbiamo fatto anche con il referendum sull'autonomia. Dove poi la stessa Corte Costituzionale ci ha dato ragione».

Uno a zero e palla al centro.
«E poi è quello stesso Governo che solo qualche mese fa con il referendum costituzionale ha preso una bella batosta. E poi, dico: perché è consentito parlare romanesco in televisione, mentre se si parla in lingua veneta dovremmo vergognarci? Non ci sono idiomi di serie B e di serie A. Chiaro?».

Però, in questo modo, più che cittadini si rischia di essere dei sudditi.
«Esattamente. Sudditi di Roma. Metteremo a punto la legge e non intendo abdicare al ruolo che ci è stato affidato dai veneti. Un Veneto che poi ha votato massicciamente, e con un'alta affluenza, contro le riforme che proponeva il governo Renzi».

E quindi?
«Non possiamo essere trattati sempre a pesci in faccia.

Vogliamo rispetto. Abbiamo una storia unica che va riconosciuta. La Corte Costituzionale non è un autobus. Ho grande rispetto per i giudici della Suprema Corte, ma non possono discettare su leggi, leggine e stupidaggini delle Regioni. E soprattutto la Corte non dovrebbe farsi trascinare nella battaglia politica. Ne va della sua autorevolezza riconosciuta, a noi ben nota».

Ultimo aggiornamento: 16:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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