Veneto sviluppo, "dimissionato"
il consigliere ribelle Colle

Mercoledì 28 Settembre 2016 di Vettor Maria Corsetti
La sede di Veneto Sviluppo
VENEZIA - Le mancate dimissioni di Leonardo Colle dal consiglio d'amministrazione di Veneto Sviluppo approdano in Consiglio regionale. Ieri, a Venezia, una riunione di commissione sull'avvocato bellunese in «quota Tosi», l'unico a non rimettere il proprio mandato, si è conclusa con il voto favorevole della sola maggioranza, l'astensione del Partito democratico e la non partecipazione al voto del Movimento 5 Stelle e dei consiglieri vicini al sindaco di Verona.

Colle viene così "dimissionato". Ma Stefano Fracasso, a nome del Pd, ha parlato di «procedura non irregolare ma insolita, per il coinvolgimento di una commissione regionale in un processo di revoca che poteva trovare soluzione all'interno di Veneto Sviluppo». Precisando che il passaggio da tredici a sette consiglieri d'amministrazione (quattro di nomina politica e tre da parte di privati, ossia le banche) «è una precisa e insindacabile richiesta della Banca d'Italia». E che ciò, «ovviamente, implica un completo rinnovo del consiglio d'amministrazione e persone diverse nominate in base alle nuove regole». Stefano Casali e Maurizio Conte della Lista Tosi, insieme a Giovanna Negro di Veneto del Fare, invece, hanno motivato la non partecipazione al voto con «motivazioni prettamente tecnico-statutarie, considerato che la cosa poteva trovare soluzione dentro il consiglio d'amministrazione e in base ai normali metodi codicistici».

«Come per i pentastellati, lasciando che ad esprimersi fosse la maggioranza abbiamo voluto marcare le nostre perplessità sull'iter procedurale - hanno continuato i tosiani - La surroga poteva deciderla il Cda in essere. Senza coinvolgere il Consiglio regionale, che in una sua seduta dovrà comunque esprimersi in materia». Nominato lo scorso 20 gennaio, Colle è stato il solo dei tredici membri del consiglio d'amministrazione della finanziaria a rifiutare il passo indietro accettato dagli altri colleghi di nomina pubblica e privata, e reso necessario dalle determinazioni assunte dalla Regione con il Dgr 1329 del 23 agosto. Un passaggio tecnico, per consentire l'iscrizione di Veneto Sviluppo, in qualità d'intermediario finanziato vigilato, all'albo unico ex articolo 1061 del Testo unico bancario.
Nell'ottobre 2015, infatti, la finanziaria regionale ha presentato domanda per continuare a erogare credito mediante la propria attività d'intermediazione, conservando e rafforzando gli standard operativi tipici dei soggetti sottoposti alla vigilanza dell'authority bancaria. Da qui la sollecitazione non trattabile di Banca d'Italia a Veneto Sviluppo di dotarsi di un Cda più snello, composto da un minimo di cinque membri e un massimo di nove (e dall'ordinaria amministrazione garantita dai vertici precedenti in regime di prorogatio, fino alla nomina del nuovo organo di gestione).

Allo scopo di consentire l'iter, dunque, i vecchi nominati hanno rimesso il mandato in blocco. Salvo il tosiano Colle, oggetto di revoca «forzosa» e, su richiesta del vice governatore e assessore al Bilancio Gianluca Forcolin, coinvolgente in modo diretto palazzo Ferro Fini.
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