Il Veneto torna fra le regioni-modello
per costi standard e “buone pratiche”

Giovedì 17 Dicembre 2015 di Daniela Boresi
Il Veneto torna fra le regioni-modello per costi standard e “buone pratiche”
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Evidentemente alzare la voce quando si ritiene di avere ragione alla fine paga. Il Veneto, dopo tavoli abbandonati, pugni sul tavolo per il riparto è tra le tre regioni benchmark per quello che riguarda la sanità. Le regioni "di buon esempio", quelle sulle quali si calcoleranno i costi standard. All’uscita dell’ultima concitata riunione romana (quella in cui al Veneto alla fine sono stati tagliati "solo" 24 milioni di euro) l’assessore Luca Coletto, tra le righe, lo aveva pronosticato. Profezia avverata.

Con il Veneto l’eccellenza della Sanità nazionale è rappresentata da Umbria e Marche, mentre nella rivoluzione della sanità, Stefano Bonaccini (Emilia Romagna) sostituirà alla guida della Conferenza dei presidenti delle Regioni e delle Province Autonome Sergio Chiamparino (Piemonte).

Un riconoscimento che Zaia vede come il giusto coronamento di un percorso. «É la dimostrazione che riorganizzazione per ottimizzare la spesa, mantenimento della qualità dei servizi, capacità e volontà riformatrici, sono la strada da seguire per dare alla sanità italiana un futuro migliore, caratterizzato da più cure e da minori costi - ha sottolineato il presidente Luca Zaia - Quella che stiamo portando avanti ormai da quasi sei anni è un'azione riformatrice progressiva, realizzata passo dopo passo, con decisione ma senza strappi, e con la necessaria attenzione alle esigenze della società veneta e dei territori. È un modello che si sta dimostrando vincente, che mettiamo ancora una volta con piacere a disposizione di tutto il Paese, che può e deve riformare il proprio sistema sanitario regionale portandolo velocemente verso il giusto equilibrio tra qualità e quantità delle prestazioni erogate, appropriatezza e costosità».
La posizione del Veneto sui tavoli romani è stata, specialmente nelle ultime sedute quando sul piatto c’erano i tagli ai trasferimenti alle Regioni, estremamente critica, con posizioni a volte anche "solitarie", soprattutto quando si è trattato di pretendere una diversa considerazione tra le regioni che hanno razionalizzato e tagliato e che sono in pareggio di bilancio e quelle in disavanzo.
Pareggiati i conti sul tavolo nazionale ora il Veneto deve affrontare la grande partita interna: tra 14 giorni i direttori generali delle 21 Asl (più i tre delle Aziende) vedranno scadere il loro mandato, mentre sul piatto langue ancora la proposta di creare 7 Asl provinciali (e tre Aziende). Tre le strade: nomina di nuovi direttori e attesa per i tagli delle Asl; proroga "a tempo" degli attuali, sempre in attesa che la Regione vari la legge. O il colpo d’ala (improbabile) di una approvazione (in Consiglio) in tempo record che rimetta tutte le carte a posto.
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Ultimo aggiornamento: 18 Dicembre, 10:18

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