Unioni civili, Padova "batte" Treviso
tutto pronto solo all'ombra del Santo

Lunedì 6 Giugno 2016 di Giuseppe Pietrobelli
Unioni civili, Padova "batte" Treviso tutto pronto solo all'ombra del Santo
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Il sindaco leghista Massimo Bitonci, al quale soltanto a sentire la parola “unioni civili” di persone dello stesso sesso viene l'orticaria, in realtà è molto più veloce, nei fatti, del suo collega trevigiano Giovanni Manildo, del Pd, che pure al momento dell'approvazione della nuova legge Cirinnà aveva inneggiato al «salto di civiltà» dell'Italia. Provate, per credere, nelle primissime ore di entrata in vigore della norma che ha lacerato il Paese e il mondo della politica, a percorrere la trafila burocratica per ottenere l'ormai riconosciuto diritto a unirvi, anche di fronte allo Stato, con il vostro (o vostra) compagno (compagna). Abbastanza incredibilmente, il Comune di Padova ha già pronti i moduli per istruire le pratiche, mentre il Comune di Treviso è ancora lì che aspetta, aspettando i decreti attuativi del governo.
Per due cuori trepidanti, che da una vita attendono di regolarizzare la propria posizione, l'effetto non è precisamente lo stesso. Nella Marca gioiosa la richiesta rimane sospesa, l'entusiasmo si affloscia, l'ardore si spegne di fronte alla pur gentilissima voce di un'addetta dell'ufficio anagrafe. Sul sito comunale, delle unioni civili non c'è traccia, se si esclude la dichiarazione entusiasta dell'avvocato-sindaco del 12 maggio scorso per l'obiettivo centrato dall'amico Matteo Renzi. Ed è proprio al governo che la struttura comunale rimanda la palla: «La legge ha effetto da ieri (domenica, ndr), ma non è arrivata alcuna indicazione attuativa. Bisogna attendere che il governo legiferi, ci sono tempi tecnici da rispettare...». La delusione di chi telefona si manifesta in una sola domanda: quanto tempo ci vuole ancora? «Non lo sappiamo. Per i decreti attuativi ci sono sei mesi, ma la presidenza del consiglio dei ministri può fissare norme transitorie a 30 giorni». E come può un cittadino esserne informato? «Metteremo tutto sul sito del Comune, mi spiace dovete attendere».
Altra musica a Padova, dove invece ti aspetteresti una specie di Linea Maginot a difesa della tradizione matrimoniale bisex. L'esordio dell'Ufficio relazioni con il pubblico è solo apparentemente tiepido. «Ne abbiamo parlato con la dirigente dell'Ufficio anagrafe tempo fa, ora la legge è in vigore, ma nessuno ci ha ancora detto cosa si deve fare». Non è che ci sono problemi perché il sindaco Bitonci è contrario alle unioni civili? La risposta è istituzionalmente impeccabile: «Che sia contrario o no, la legge 76 del 2016 è una legge dello Stato e un modo bisogna trovarlo, perché non è possibile disattenderla». Già il cuore comincia ad allargarsi, quando l'Anagrafe conferma, dimostrando che la macchina comunale di Bitonci è già all'opera. Anticipa i tempi, ha perfino predisposto i moduli. «E' semplice, basta che vi presentiate all'Ufficio Matrimoni in piazza Capitaniato, sotto l'orologio. Prendete due moduli, uno a testa, e li compilate con i dati anagrafici. Lasciate una fotocopia del documento di identità così cominciamo a istruire la pratica. La modulistica al momento non è ancora a disposizione sul sito. Dovete venire qui». La parola “matrimoni” già viene pronunciata, se il problema è solo quello di fare due passi fino in centro... Eppure un dubbio ci assale: non è che mancando i decreti attuativi non se ne può fare ancora nulla? «No, state tranquilli, intanto istruiamo la pratica».
Le modalità operative verranno comunicate in seguito, a cominciare da quella più appariscente. Quando lo facciamo? «Intende la cerimonia? Vi diremo anche quello». Non è che siccome il sindaco non vuole celebrare i matrimoni, salta fuori qualche altro intoppo? «Il sindaco non ha mai celebrato nessun tipo di matrimonio, noi ci siamo sempre arrangiati». Con un assessore, un consigliere comunale? «Dipende se conoscete qualcuno o volete che lo faccia qualcuno». Scusi, ma non serve un ufficiale di stato civile? «Sì, ma lo può fare anche un amico, un conoscente. Si prepara una delega. E' sufficiente una persona qualsiasi, purché in possesso di alcuni requisiti. Dev'essere iscritto alle liste elettorali, non può essere un parente in linea diretta». E dove lo facciamo? «Abbiamo alcune sale del Comune». Nessun rischio di ghettizzazione, sono le stesse usate per i matrimoni.
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Ultimo aggiornamento: 7 Giugno, 08:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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