Tassa sul prosecco, Zaia si schiera
con i friulani: «Produttori eroici»

Mercoledì 4 Maggio 2016 di Maurizio Bait
Tassa sul prosecco, Zaia si schiera con i friulani: «Produttori eroici»
4
TRIESTE - «Quella di voler chiedere una "royalty" sulla denominazione Prosecco è una provocazione, la prendo come tale. La verità è che prima c’erano il Carso e il paese di Prosecco. Ora c’è una zona Doc che comprende tutte le province del Friuli Venezia Giulia, ma Prosecco e il Carso triestino ne sono la bandiera».
È orgoglioso, il presidente del Veneto Luca Zaia, di quanto fatto da ministro dell’agricoltura nel 2010. Ma siccome a Prosecco i vincoli ambientali impediscono di piantare l’oro liquido che ne assume il nome storico, è pronto a battersi dalla loro parte.
Resta il fatto che i viticoltori del Carso sono di fatto bloccati: «Prima del mio intervento da ministro, esistevano due registri con il Prosecco: quello dei vitigni e quello dei vini. Ho fatto cancellare il Prosecco dai vitigni - spiega Zaia - e difatti oggi si parla soltanto di glera». Tutto questo significa «una svolta decisiva» secondo il presidente del Veneto: «Prima chiunque avrebbe potuto produrre Prosecco dove avesse voluto. Ora invece - chiarisce - è possibile farlo soltanto nella zona Doc e in quella Docg: nel primo caso un’ampia parte del Veneto, del Friuli e della Venezia Giulia, nel secondo le aree di Valdobbiadene e Asolo».
Ma molti non capiscono come mai il paese sul ciglione carsico sopra Trieste diventi così importante. Il merito è sempre suo, di Zaia, visto che «sono stato io a legare il Prosecco al suo toponimo, ossia alle sue radici storiche che a suo tempo abbiamo studiato e approfondito». Ed è pacifico che i viticoltori del Carso abbiano le loro buone ragioni: «Sono la punta di diamante di un sistema che produce mezzo miliardo di bottiglie - ricorda Zaia - e che soltanto nell’ultimo anno ha conseguito in aumento del 23% delle esportazioni. Siamo i primi esportatori negli Stati Uniti, abbiamo già superato lo Champagne».
La realtà sul campo, tuttavia, non gioca a favore dei produttori di Prosecco a Prosecco: gli affari si fanno lontano da qui e per giunta non c’è terra dove coltivare senza scontarsi con un labirinto di vincoli ambientali. Il governatore, però, non si tira indietro: «Friulani e giuliani per noi veneti sono semplicemente fratelli. Perciò ho coinvolto tutte le province del Fvg nella Doc Prosecco. E per questo nell’aprile del 2010 ho piantato personalmente una barbatella di Prosecco a Prosecco».
Quanto ai vincoli, occorre agire «con la maggiore energia possibile». E pertanto «sono pronto a tornare a Prosecco, al fianco di questi viticoltori che ho conosciuto personalmente».
Sul piano generale, a proposito di ambiente, «dove c’è un viticoltore si difende un territorio», ma nello specifico «sono magnifici temerari dell’agricoltura, eroici e visionari. Non esagero, dobbiamo aiutarli». E lui, Zaia, è «prontissimo».
Il Veneto «produce 10 milioni di ettolitri di vino per un fatturato di 1,8 miliardi di euro. Da soli facciamo il 32% dell’export nazionale di settore», squaderna Zaia. Eppure «i viticoltori del Carso sono e restano decisivi. Senza Prosecco e il Carso non è pensabile un’offerta enologica mondiale come la nostra. Lo ripeto: sto al loro fianco in questa battaglia. Se lo vorranno, Luca Zaia c’è».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci