Sono 90 mila i lavoratori metalmeccanici del Veneto, tra operai ed impiegati, dipendenti delle aziende industriali, che attendono il rinnovo del contratto nazionale di lavoro, per la cui vertenza domani sono previste manifestazioni in regione dopodomani, in sei località, nell'ambito dello sciopero nazionale di 4 ore proclamato da Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm.
Sull'avvio della trattativa pesa la crisi determinata dalla pandemia da Covid-19, con il blocco iniziale delle attività produttive, poi con le restrizioni imposte agli scambi delle manifatture a livello internazionale ed infine con la crisi di alcuni comparti, come l'automotive. «In effetti - afferma il segretario regionale della Fim Cisl, Nicola Panarella - in Veneto la forte contrazione del mercato dell'auto ha messo in difficoltà diverse aziende metalmeccaniche venete, in particolare fonderie e fornitori di componenti sia industriali che artigiane».
Vi è poi il brusco calo delle assunzioni a partire da marzo, dopo i primi due mesi positivi, e il ricorso alla Cig Covid, che tra marzo e settembre ha raggiunto i 43 milioni di ore di reale utilizzo, mentre quelle autorizzate dall'Inps sono più del doppio: 107 milioni. «Il contratto che noi vogliamo portare a casa - prosegue Panarella - deve essere uno strumento che permetta di gestire con la piena partecipazione dei lavoratori sia le sfide contingenti imposte dalla pandemia che quelle strategiche, legate alla innovazione e globalizzazione dei mercati.