La notte di San Giovanni, tra streghe, falò e orge. Riti, usanze e credenze

Lunedì 22 Giugno 2020 di Adriano Favaro
La notte di San Giovanni, tra streghe, falò e orge. Riti, usanze e credenze
LA STORIA
È la notte nella quale i benandanti, nati con la camicia, cioè col sacco amniotico, combattevano in volo contro le streghe e diavoli: loro usando rami di finocchio, i malefici canne di sorgo. È la notte nella quale la rugiada diventa magica e le donne - che se ne bagnano nella parti intime - la raccolgono usandola poi in momenti particolari dell'esistenza. È la notte del fuoco da attraversare, dei falò indicanti il sole, di mucchi di paglia trasformati in ruota e lanciati sui clivi delle colline. È la notte della discesa del sole fino al solstizio d'inverno. 

È la notte nella quale un albume di uovo messo in una bottiglia contenente per metà acqua si trasforma, all'alba, in modo da poter essere una mappa delle profezie; per chi si deve sposare, fare affari, concepire, vivere.
È la notte di mezza estate: e si sogna, sosteneva Shakespeare. È la notte dei riti e dei misteri quella che passa dal 23 al 24 giugno, data che il cristianesimo ha dedicato alla nascita di San Giovanni Evangelista, sei mesi esatti a distanza di quella di Gesù Cristo.

Notte forse avvilita dai rituali pagani preda di ferie al mare, convegni serali conditi da salsicce, porchetta, merlot e raboso, la festa di San Giovanni il Battista resta prepotentemente in primo piano e viene rilancia quest'anno bisestile proprio dalle prime nuove sagre dopo la clausura dovuta al virus. Ecco in sintesi una mappa per muoversi tra tradizioni, superstizioni e ritualità nella notte magica dell'Estate.

NELL'ANTICHITÀ
Il solstizio d'estate è un rito celebrato ovunque in tutte le culture. Il simbolismo non è solo del mondo greco ma, come ha detto lo scrittore e filosofo René Guenon, non ha né può avere alcuna origine cronologicamente assegnabile. Se cominciassimo per praticità dai romani dovremmo riferirci al mito di Giano e delle porte solstiziali di cui era il custode, dio bifronte signore dell'eternità. Fin dal nome con radice indoeuropea y-a che arriva al latina come ianua (che significa porta) è colui che conduce da uno stato all'altro. Il cristianesimo interpreta l'immagine di Giano come profetica del Cristo.

L'ORIGINE DEL NOME
Il nome Giovanni, come ha spiegato nel suo libro Calendario, Alfredo Cattabiani, deriverebbe dall'ebraico Yehhnn, composta da Yahweh, Dio, e da hnn, ha duplice significato di misericordia e lode; sia misericordia di Dio che lode a Dio. Tradizionalmente esiste anche un Giovanni che piange a causa del suo destino, il Battista; e un Giovanni che ride, l'Evangelista; e si riconducono ai due solstizi. Uno apre le porte dell'inverno, l'altro quelle dell'estate. 

PER LA RELIGIONE
Interprete, accoglitore e trasformatore di rituali, usi e tradizioni precedenti il cristianesimo, dal III° secolo, celebra il 24 giugno la festa di San Giovanni via e signore dell'Eternità, immagine di Cristo. L'identificazione del Battista decollato con il sole del solstizio è spiegata con l'episodio evangelico del Giovanni Battista stesso dice, riferendosi proprio a Cristo «Egli deve crescere ed io diminuire». Ha precisato lo studioso Elémire Zolla: «La esultanza per la nascita del Battista è la forma austera che il Cristianesimo impresse alle frenesie popolari». Quali sono queste frenesie?

Notte di grandi feste di acque e di fuochi ogni cultura da noi come nel resto d'Europa - ha riorganizzato a modo proprio la notte in cui accadono fatti inquietanti. Un solo esempio per capire a che livello erano giunte le feste: solo il neonato Stato Italiano impedirà ai romani di continuare a celebrare in forma letteralmente orgiastica proprio nella capitale papale. Nonostante editti del Papa «la festa di San Giovanni era notte di sesso libero e sfrenato; giochi vivaci che attentavano alla pubblica e privata moralità».

Ma è anche nel giugno del 1580, 1440 anni fa che un inquisitore riprende la causa contro Paolo Gasparutto di Cividale, definitosi benandante (bene camminante) che spiega come - in stato di trance - lui e altri nati con la camicia, cioè col velo amniotico, si recassero durante le tempora (settimane che separano una stagione dall'altra) a combattere contro le forze del male.

I benandanti sono esseri positivi, lottano contro i malvagi (streghi e demoni) e se vincono il raccolto sarà buono, pessimo se perdono. È un fenomeno studiato per primo da Carlo Ginzburg riportato in Storia notturna una decifrazione del sabba, Adelphi, e che illuminerà i portentosi rapporti che sono esistiti nel complesso socio-geografico europeo, dal nord finlandese fino alla Sicilia e alla Sardegna. Con al centro un Friuli magico che assorbe riti e miti che transitano per Slovenia e Croazia.

Se i benandanti appaiono nel 1500 le streghe in questa notte erano già presenti nel tempo romano come strix, dal nome di un uccello simile al gufo che, pare, si riempisse il gozzo col sangue dei lattanti che rubavano dalle culle. E Le strix erano donne - secondo credenze popolari trasformate in uccelli. 

FUOCO E ACQUA
A Venezia una canzoncina popolare che ha ricordato Cattabiani annunzia ad un calvo Anema mia, de la suca pelada/ Quando te cresserà quei bei cavei?/ La notte de San Zuan a la rosada/ Anema mia de la suca pelada!. In Normandia fino a qualche decennio fa ci si bagnava nella rugiada di San Giovanni per fa ringiovanire la pelle e preservarla dalle malattie, mentre in Russia le donne scendevano vestite nei fiumi immergendo con loro un fantoccio di rami ed erbe che rappresentava il santo.

In gran parte dell'Europa si accendevano falò in cima alle colline, processioni nei campi con torce accese e ruote infuocate che si facevano scendere per i pendii. Tutti simboli del solstizio del sole che scacciavano streghe e demoni e prevenivano le malattie. In Piemonte i fuochi avrebbero aiutato a conservare i frutti della terra e ad assicurare buoni raccolti oltre che a proteggere da tuono e grandine. Un proverbio istriano dice: A San Giovanni col cu' fogo brusa le strighe, el moro e l'ovo (lupo).

IL NOCINO
Diffuso in tutta Italia ed Europa il nocino nasce con il mito di San Giovanni. Tradizionalmente le donne devono staccare nella notte tra il 23 e 24 giugno la drupa verde del noce con una falce o con una lama di legno, mai di metallo. L'infuso da cui si deriva il liquore è una panacea.

Decine di località nel Veneto e nel Friuli fanno riferimento al Santo; da S. Giovanni al Natisone a S. Giovanni Lupatoto, passando per Quarto d'Altino, Motta di Livenza, Casarsa, Azzano, Lison di Pramaggiore e tante altre riaprono: le loro feste d'estate sono un segno della ripresa e di una nuova tranquillità.
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