Tagli ai vitalizi, ecco i 60 politici
arroccati al privilegio

Sabato 28 Febbraio 2015 di Alda Vanzan
Tagli ai vitalizi, ecco i 60 politici arroccati al privilegio
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VENEZIA - Danillo Sante Riello, padovano, 78 anni, una vita spesa nel Pci da segretario di sezione al comitato federale, arrivò in Regione nel 1979. Era la seconda legislatura veneta: capo della giunta era Angelo Tomelleri. Riello in Regione ci arrivò quando quasi non se lo aspettava più: era il primo dei non eletti nel collegio di Padova. E quando il 2 dicembre 1979 morì Giovanni Menon, toccò a lui subentrargli.

Riello in consiglio regionale rimase un anno. Anzi meno, perché l’8 giugno 1980 si tornò alle urne. Sei mesi effettivi di attività consiliare e adesso una pensione netta di quasi 3.600 euro al mese. Un record. Ecco, è proprio Riello ad aprire la pattuglia dei 60 ex consiglieri regionali che - sui 226 beneficiari dell’assegno - non accettano il taglio del vitalizio deciso dall’assemblea legislativa presieduta da Clodovaldo Ruffato.

Con l’avvocato Maurizio Paniz, ex parlamentare di Forza Italia, i sessanta hanno deciso di ricorrere al Tar per bloccare i tagli temporanei.

Dallo scorso gennaio e fino a tutto il 2017 - quindi per tre anni - la legge numero 43/2014 dispone una riduzione dei vitalizi con le seguenti aliquote:

- 5% fino a 2mila euro,

- 8% tra 2mila e 4mila euro,

- 10% tra 4mila e 6mila euro

e - 15% oltre i seimila euro.

Aliquote che vengono maggiorate del 40% qualora il beneficiario sia titolare già di altro vitalizio erogato dal Parlamento nazionale od europeo. Per i 60 capitanati da Riello sono tagli illegittimi, tanto che chiedono che si pronunci la Corte costituzionale.

Ma chi sono gli altri 59 ricorrenti? L’elenco completo è pubblicato qui sotto.

A scorrerla viene spontaneo chiedersi com’è possibile prendere cifre così alte di "pensione" per aver lavorato pochissimi anni. Anche un solo anno, com’è pure il caso del vicentino Domenico Costa, al Ferro Fini per la Dc dal 1984 al 1985. O 2 anni, come il veronese Gaudio Pedalino, in consiglio dal 1983 al 1985 tra le fila del Psi. Ma ci sono anche nomi altisonanti. Come Gianfranco Cremonese, potente presidente della Regione che prese il posto del doge Carlo Bernini, in tutto 8 anni di attività interrotta nel 1993 dalla Tangentopoli veneta.

E a proposito di inchieste giudiziarie, tra i sessanta c’è anche Amalia Sartori, finita lo scorso giugno agli arresti domiciliari per lo scandalo delle mazzette del Mose e per cui ora è pronta la richiesta di processo: l’ex europarlamentare vicentina che lo scorso maggio non era stata rieletta a Bruxelles ha chiesto di poter godere del vitalizio per i suoi 15 anni passati in Regione, richiesta che è già stata accordata (si veda l’articolo nella pagina a fianco) ma con la previsione, come per tutti, di un consistente taglio, visto che l’ex esponente socialista e poi forzista può cumulare anche il vitalizio di due mandati a Bruxelles. Dei sessanta che hanno fatto ricorso, ben 13 cumulano vitalizi e si oppongono all’ulteriore decurtazione del 40%. Nell’elenco troviamo Franco Frigo, Pd, per tre mandati in Regione e per un anno a Bruxelles dopo aver preso il posto della dimissionaria Debora Serracchiani. Tra l’altro Frigo vanta il record del vitalizio più alto del Ferro Fini: una media mensile netta di 4.752 euro.

E c’è anche l'altro vicentino Giorgio Carollo, tre mandati in Regione ai tempi della Dc, nel 2004 all’Europarlamento per un mandato tra le file di con Forza Italia. Curiosamente, tra i ricorrenti c’è anche un ex-ex: il polesano azzurro Renzo Marangon ha preso il vitalizio per i suoi 17 anni al Ferro Fini fino allo scorso dicembre quand’è è subentrato alla decaduta Isi Coppola: pur essendo di nuovo consigliere regionale ha accolto l’invito degli ex colleghi e ha fatto pure lui ricorso. Molti dei ricorrenti sono infatti soci dell’Associazione consiglieri presieduta da Aldo Bottin: anche lui si è affidato a Paniz per le carte bollate. Tra i ricorrenti anche l’ex assessore Camillo Cimenti.

C’è una eccezione: di tutti gli ex consiglieri regionali passati a Venezia dal 1970 ad oggi, uno solo non prende il vitalizio. Alessio Morosin, in consiglio dal ’95 al 2000 per la Liga, oggi leader degli indipendentisti, ha rinunciato a duemila euro netti al mese.

Ultimo aggiornamento: 1 Marzo, 12:31

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