Atlante "si mangia" la Popolare
di Vicenza: preso il 90%

Sabato 30 Aprile 2016 di Maurizio Crema
Atlante "si mangia" la Popolare di Vicenza: preso il 90%
4
Atlante solleva Popolare Vicenza coprendo il 90% dell’aumento di capitale della banca e la porta in zona di sicurezza, il bail-in è scongiurato. Lunedì si capirà se l’esito dell’operazione potrà permettere anche una quotazione in Borsa: il flottante potenziale per ora è molto basso, solo l’8% del capitale è finito a investitori istituzionali (tra questi ci dovrebbe essere anche Cattolica d’assicurazioni) mentre un 2,5% circa sarebbe andato ai soci clienti. Il capitale minimo da trattare secondo le regole di Borsa è del 25% del capitale. Ma Questio, la società di gestione del risparmio che gestisce Atlante, un obiettivo se l’è già dato: «Vendere la BpVi entro 18 mesi», ha affermato ieri il presidente della sgr Alessandro Penati.

Il fondo Atlante si è impegnato a sottoscrivere il 90% dell’aumento di capitale liberando anche Unicredit (- 5,28% ieri in Borsa) da questo compito fin troppo impegnativo. Ora la struttura varata da banche, assicurazioni, Cassa depositi e prestiti e fondazioni bancarie dovrà versare nelle casse della banca circa 1,35 miliardi (dei 4,25 miliardi raccolti). «Con la presenza del fondo Atlante tutta la struttura del debito della Popolare di Vicenza è a zero rischio», ha detto il presidente del fondo Quaestio che gestisce Atlante, Alessandro Penati: «Il fondo ha le risorse finanziarie per sostenere l'operazione e questo è il classico caso in cui c'era il rischio di bail-in che ora non c'è più». Adesso però la parola passa a Borsa italiana che, lunedì, dovrà decidere se la Vicenza può approdare o meno sul listino milanese visto il flottante sottilissimo. La banca potrebbe far leva sul fatto che Atlante sia un organismo d'investimento collettivo del risparmio (Oicr) e quindi la propria partecipazione andrebbe considerata come azionariato diffuso.

Nonostante ciò, se l'Ipo non dovesse andare in porto Penati non drammatizza. Le alternative possibili, ha detto presentando il veicolo partecipato da banche, fondazioni bancarie, assicurazioni e Cdp, «sono tante». Si può «vendere la banca, fonderla, spezzettarla» o, una volta ristrutturata, quotarla «ad un prezzo più alto». Detto ciò, Quaestio Sgr punta a «18 mesi per il turnaround» della vicentina. «Se poi si riesce anche ad uscire in 18 mesi sono Warren Buffet. Ci tento». Di solito «per la ristrutturazione di una banca ci vogliono 3 anni ma conto di riuscirci, se possibile, anche in 18 mesi».

Tornando ai risultati dell'operazione, secondo quanto appreso dei circa 120 mila azionisti oltre 5 mila hanno sottoscritto l'operazione a 0,10 euro per azione, per un controvalore di poco sotto ai 40 milioni, ovvero al 2,5% del capitale. «Si tratta sicuramente di soci clienti della banca, un nucleo vicino alla banca che tenteremo di raggruppare per mantenere nel capitale un presidio del territorio», commenta Silvio Fortuna, presidente dell’associazione Futuro 150 che riunisce qualche centinaia di azionisti della Popolare: «Io personalmente ho sottoscritto per la mia quota e in molti altri l’hanno fatto. Ora dobbiamo restare uniti». Gli investitori istituzionali, invece, hanno coperto tra l'8 e il 9% dell'offerta. Il collocamento delle azioni è stato curato da Mediobanca, JpMorgan, Deutsche Bank, Unicredit e Bnp Paribas mentre Vitale & Associati è stato l'advisor finanziario della banca.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci