Pola 1946, una strage
per cacciare gli italiani

Lunedì 8 Febbraio 2016 di Umberto Sarcinelli
Recupero di corpi in una foiba
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Siamo nel 1946, a Pola, gli inglesi amministrano la città già italiana, la Jugoslavia di Tito ne rivendica l’appartenenza con forza. La tensione politica è al massimo. L’esercito inglese cerca di bonificare il terreno dagli esplosivi e di disarmare la popolazione fino a quel momento impegnata nella lotta di liberazione. Vicino alla spiaggia di Vergarolla vengono accatastati i proiettili sequestrati, ai quali erano stati tolti i detonatori. Gli italiani d’Istria cercano disperatamente normalità e un futuro sereno. Lo sport dovrebbe essere un momento di serenità. E’ il 18 agosto, fa caldo, viene organizzata una gara di nuoto giovanile in mare. All’improvviso un fortissimo boato. Si alza una nube di sabbia, quando si deposita la scena è terrificante: corpi senza vita, smembrati, lamenti di feriti, urla disperate di bambini e madri. Muoiono un’ottantina di persone, tutti italiani.
Fu un incidente?
«L’inchiesta delle autorità inglesi stabilì che fu un attentato voluto da persone sconosciute», risponde Toni Capuozzo, giornalista e conduttore di Terra, la trasmissione di Retequattro che in vista "giorno del ricordo", il 10 febbraio, rievoca questo tragico episodio con un’inchiesta che andrà in onda stasera in seconda serata.
Quelle "persone sconosciute", in realtà non lo sono, almeno politicamente.
«Fu una strage politica. Erano anni drammatici. Quelle terre avevano subito in quegli anni l’oppressione fascista, l’annessione nazista, le vendette e gli infoibamenti che segnarono la resistenza titina. La strage per molti ebbe un solo scopo: terrorizzare gli italiani e indurli a lasciare Istria e Dalmazia. E infatti di li a poco le comunità italiane, storicamente insediate, furono forzate all’esodo».
Un episodio trascurato dalla nostra storiografia.
«E per questo ho riassunto un documentario di Alessandro Quadretti, ho sentito i superstiti di quella strage, il comune libero di Pola in esilio e mi sono avvalso anche della concreta collaborazione di Simone Cristicchi per non dimenticare questa tragica pagina della nostra storia».
Il numero preciso dei morti non fu mai stabilito, c’è chi parla di ottanta persone, fra le quali molti bambini e ragazzi...
«Volevano colpire la comunità italiana, volevano dare un terribile messaggio soprattutto per il futuro, colpendo i giovani e colpendoli nell’innocenza dell’evento sportivo».
L’esplosivo accumulato a Vergarolla non aveva inneschi, non poteva esplodere da solo.
«La logica dice che fu una mano titina a mettere i detonatori».
L’inchiesta di "Terra" non sarà solo una singola trasmissione.
«La faremo girare per le città italiane, perché questi fatti non vengano dimenticati. Bolzano e Ravenna saranno le prime tappe di questo tour».
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