Pd veneto, resa dei conti a luglio
Non si trova il "traghettatore"

Domenica 10 Aprile 2016 di Paolo Francesconi
Pd veneto, resa dei conti a luglio Non si trova il "traghettatore"
7
PADOVA - L’assemblea del Pd veneto ha deciso ieri a larga maggioranza (3 contrari, un pugno di astenuti, un’ottantina di voti a favore) di convocare per il 3 luglio il congresso regionale: quella domenica il nuovo segretario sarà eletto attraverso primarie aperte a iscritti ed elettori. Regole e tempi del voto saranno stabilite sabato 16 aprile dalla direzione regionale. Di comune accordo con i sette segretari provinciali che, dopo essere stati tagliati fuori dalle trattative che nell’ultima settimana hanno ribaltato lo scenario, ieri hanno puntato i piedi, rivendicando il loro ruolo e segnalando le difficoltà pratiche di organizzare un congresso in neanche tre mesi in concomitanza con le comunali del 5-19 giugno.

Nel frattempo il partito sarà affidato al responsabile organizzativo Filippo Silvestri affiancato dalla commissione congresso, dai provinciali e da una speciale commissione che sarà nominata sabato chiamata ad elaborare «una proposta di linea comune» sul referendum confermativo della riforma costituzionale.

La proposta di fare il congresso a luglio è arrivata in apertura dal segretario uscente Roger De Menech - da ieri  ufficialmente ex - ma lo svolgimento dell’assemblea è stata la rappresentazione di un partito, se non balcanizzato, ancora molto diviso da contrasti, tensioni, diffidenze, recriminazioni. Un partito che solo ieri ha concluso il travaglio seguente alla sconfitta delle Regionali 2015, lunghi mesi di riunioni in cui la maggioranza non è riuscita ad individuare nè un "traghettatore" nè un candidato per la segreteria. Ma per capire il senso della giornata di ieri bisogna ripercorrere i fatti dell’ultima settimana. Fino a lunedì scorso infatti era nell’aria che si andasse a congresso solo dopo il referendum d’autunno, l’appuntamento su cui il Pd si gioca la credibilità nel Veneto leghista. In questa direzione spingeva anche la segreteria nazionale, propensa ad affidare la reggenza allo stesso De Menech o ad un altro "traghettatore". Ma giovedì, in un incontro a Roma tra i parlamentari veneti rappresentativi di tutte le correnti, c’è stata la virata per il congresso a luglio, avallata venerdì da una successiva riunione a Padova tra De Menech e consiglieri regionali, sindaci dei capiluogo e parlamentari. Non coinvolti, i segretari provinciali - di correnti diverse - si sono autoconvocati ieri a Padova un’ora prima dell’assemblea e hanno alzato la voce. All’inizio è mancato il numero legale, sicchè il presidente Angelo Guzzo ha proposto il rinvio di una settimana: ipotesi che tecnicamente avrebbe lasciato aperta la possibilità di votare un nuovo segretario direttamente in assemblea fra 7 giorni. Soluzione a cui erano favorevoli il segretario di Vicenza, Veronica Cecconato (e con lei Claudio Rizzato), di Rovigo, Julik Zanellato, in posizione intermedia Massimo Bettin (Padova) e Lorena Andreetta (Treviso). Contro De Menech, Alessandra Moretti, capogruppo in Regione, tutti i parlamentari - tra cui Zoggia, Mognato, Puppato, Rubinato - Giorgio Santini («l’errore più grosso è farsi prigionieri di un altro rinvio»). Unico contrario al congresso subito Pier Paolo Baretta, sottosegretario all’Economia. Intanto il numero legale è arrivato. A quel punto anche per scongiurare pericoli di commissariamento, si è tornati alla proposta iniziale di De Menech. 

Ma per la maggioranza renziana la situazione resta complicata: divisa al suo interno tra renziani della prima ora e della seconda (gli ex dc) o trova un accordo verso un’"area vasta" oppure offre spazi per un riavvicinamento tra le altre componenti (sinistra Pd, lettiani, area Martina, Giovani Turchi). Resta poi la sfida del referendum di ottobre che si incrocia con la trattativa per l’autonomia avviata dal governatore Zaia col governo. Partite cruciali per il Pd. Come conferma la scelta di nominare una commissione per elaborare una proposta di linea comune. Idea scivolosa. «Ma non possiamo permetterci di dire bianco a Venezia e nero a Roma» osserva De Menech. Aggiunge Baretta: «È un dovere la riduzione del tasso di differenze». Ma Simonetta Rubinato, "accusata" di simpatie autonomiste, replica: «I temi si discutono al congresso non prima, è dal dibattito che deve venir fuori la linea del Pd veneto». Non da una commissione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Potrebbe interessarti anche
caricamento

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci