Classi pollaio, Zaia attacca Roma:
«Mancano almeno tremila prof»

Venerdì 25 Marzo 2016 di Alda Vanzan
Classi pollaio, Zaia attacca Roma: «Mancano almeno tremila prof»
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"Classi pollaio", ecco cosa avremo in Veneto. Classi composte da 32 se non 35 studenti che non potranno essere seguiti adeguatamente dagli insegnanti e sarà già un miracolo se i compiti verranno corretti. Alla faccia della "Buona Scuola" che prevedeva, sulla carta, l’esatto contrario. È per questo che il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, l’altroieri ha inviato una lettera al ministro dell’Istruzione Stefania Giannini chiedendo che venga posto rimedio. Sempre che il ministro risponda: negli ultimi otto mesi, benché da Venezia il problema sia stato segnalato più volte, da Roma è giunto nient’altro che il silenzio.

Il tema della carenza di docenti in tutte le scuole pubbliche di ogni ordine e grado - ma soprattutto alle superiori - non è, infatti, nuovo. Semmai la questione è peggiorata dopo che l’Ufficio scolastico regionale ha preparato la pianta organica aggiuntiva per il triennio 2016-2019, arrivando a preoccupanti conclusioni: servono 3.039 insegnanti in più rispetto ai 45.609 posti assegnati dal decreto interministeriale 634/2015. Se i posti non saranno aumentati, va da sé che si dovrà ragionare con quelli esistenti. E dunque aumentando il numero degli alunni per classe. Appunto, le cosiddette "classi pollaio".
Il problema era sorto la scorsa estate con la rilevazione da parte dell’Ufficio scolastico regionale (l’ex Provveditorato agli studi) della pianta organica aggiuntiva per il 2015: c’erano 3.000 "buchi". Perfino la "Buona Scuola" approvata all’inizio di luglio confermava quel fabbisogno. Subito dopo, il 13 luglio e il 23 luglio, l’assessore regionale all’Istruzione, Elena Donazzan, aveva scritto al ministro Giannini segnalando «la grave carenza in Veneto di personale docente» e chiedendone «un adeguato incremento» come segnalato dall’ufficio scolastico regionale. Risposte: zero. Il 4 agosto altra segnalazione. Risposte: nessuna. E si arriva al 7 marzo scorso quando l’Ufficio scolastico regionale scrive sempre al ministero in merito alla ripartizione dell’organico triennale 2016/2019. E siccome il timore è che anche stavolta a Roma facciano orecchie da mercanti, si è attivato il governatore Zaia.
Nella lettera al ministro, Zaia ricorda che l’Ufficio scolastico regionale per l’anno 2015/2016 «ha dovuto adottare ogni strategia possibile per garantire agli studenti che frequentano le scuole venete un’offerta formativa adeguata, con difficoltà troppo spesso insormontabili. Tale situazione - aggiunge - risulta ancora meno accettabile considerato che le criticità verificatesi nel Veneto non si sono manifestate in altre Regioni, in quanto i contingenti a loro assegnati come organico di fatto aggiuntivo sono stati di gran lunga superiori». Zaia parla di una «sperequazione»: «Chiedo con convinzione che venga posto rimedio alla sperequazione patita e che sia utilizzato un più equo e razionale criterio distributivo - scrive il governatore - Tanto più che il sistema scolastico veneto registra il minor tasso di dispersione scolastica (solo 10 ragazzi su 100 abbandonano gli studi), una forte integrazione tra scuola e lavoro, grazie ad attività di alternanza e di promozione dell’insegnamento delle lingue straniere». E quantifica la situazione: «Dal 2008 ad oggi, a fronte di un aumento di circa 30.750 alunni nelle scuole di diverso ordine e grado, si è verificata una diminuzione di 4569 posti di docente». Dunque, servono 3039 posti in più.
Zaia segnala inoltre che il costo per lo Stato relativo alle scuole per l’infanzia del Veneto è di molto al di sotto della media nazionale, in quanto le scuole statali rappresentano soltanto il 35 per cento del totale: «È evidente che questa circostanza costituisce di per sé un notevole risparmio di risorse statali, che potrebbero, per equità, essere almeno in parte utilizzate per l’incremento dell’organico richiesto».
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Ultimo aggiornamento: 26 Marzo, 08:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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