Mose. La strategia di Baita e Minutillo: patteggiare per evitare il carcere

Domenica 30 Luglio 2017 di Gianluca Amadori
Mose. La strategia di Baita e Minutillo: patteggiare per evitare il carcere
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Patteggiamenti in vista per gli indagati che hanno collaborato con la Procura nell'inchiesta Mose, la cui posizione è stata chiusa giovedì, con l'avviso di deposito degli atti, dopo essere stata tenuta congelata in attesa della conclusione del processo a carico degli otto imputati che hanno scelto di difendersi a dibattimento.
I difensori di Piergiorgio Baita, Claudia Minutillo, Pio Savioli, Nicolò Buson e Mirco Voltazza sceglieranno la strategia migliore a fine estate, innanzitutto aspettando la sentenza che il Tribunale dovrebbe emettere attorno al 14 settembre a carico dell'ex ministro all'Ambiente, Altero Matteoli (accusa di corruzione), dell'ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni (finanziamento illecito) e degli altri sei imputati: se arrivasse qualche assoluzione, infatti, per Baita & C. verrebbe meno qualcuno dei 27 capi d'imputazione. Altri potrebbero cadere con la prescrizione. A preoccupare non è tanto la pena detentiva - difficilmente finiranno in carcere - quanto i possibili risarcimenti (milionari) in relazione ai numerosi episodi di corruzione, finanziamento illecito e reati fiscali (false fatturazioni). Per questo motivo è probabile che tutti cerchino di venire a patti con i pm Stefano Ancilotto e Stefano Buccini per limitare al minimo i danni. Baita, ex presidente della Mantovani costruzioni di Padova, viene chiamato in causa in relazione a 19 capi d'imputazione (8 corruzioni, 3 finanziamenti illeciti, 8 fiscali); Buson in 16 (8 corruzioni e 8 fiscali); Minutillo in 2 episodi di corruzione; Savioli in 13 (6 corruzioni, 3 finanziamenti illeciti, 4 fiscali); Voltazza in 9 (1 corruzione, 5 fiscali, 1 peculato, 1 rivelazione di segreto e 1 millantato credito. Quest'ultimo da lui negato e di sicuro non oggetto di patteggiamento).
 
CORRUZIONE - Gli episodi principali, contestati a vario titolo ai 5 indagati, sono le mazzette che Baita e l'ex presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati, hanno ammesso di aver versato all'allora Governatore del Veneto, Giancarlo Galan e all'ex assessore regionale Renato Chisso (che hanno già patteggiato); agli ex presidenti del Magistrato alle acque, Patrizio Cuccioletta (che ha patteggiato) e Maria Giovanna Piva (che nega ed è tutt'ora sotto processo); all'ex ministro Matteoli (anche lui respinge gli addebiti e aspetta la sentenza del Tribunale); al generale della Guardia di Finanza, Emilio Spaziante e a Marco Milanese, già segretario del ministro all'Economia Giulio Tremonti (entrambi condannati a Milano). Buson è chiamato in causa in qualità di direttore amministrativo della Mantovani; Claudia Minutillo, ex segretaria di Galan, come amministratrice di Adria Infrastrutture. L'unica corruzione contestata a Voltazza è di un poliziotto per ottenere informazioni. La posizione di Mazzacurati è stata stralciata: la Procura chiederà un incidente probatorio per avere conferma della sua incapacità di mente e, dunque della sua non imputabilità.

FINANZIAMENTI ILLECITI - Sono quelli a favore dell'allora consigliere regionale del Pd, Giampietro Marchese (che ha patteggiato), l'ex presidente del Consiglio regionale ed eurodeputata di Forza Italia, Lia Sartori e l'ex sindaco Giorgio Orsoni (che negano e aspettano la sentenza del Tribunale). A risponderne sono chiamati Baita e Savioli, all'epoca consigliere del Cvn in rappresentanza del consorzio Coveco.

FALSE FATTURE - La Procura ne contesta un gran numero, emesse tra il 2010 e il 2012 per un ammontare di poco inferiore ai 17 milioni di euro, che si aggiungono ad altri 8 milioni di false fatture per le quali Baita, Minutillo e Buson hanno già patteggiato nel 2013.
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