Ludopatie, norme ancora inapplicate
«Mancano linee guida da Roma»

Giovedì 2 Giugno 2016 di Alda Vanzan
Ludopatie, norme ancora inapplicate «Mancano linee guida da Roma»
2
Tutti pazzi per la ludopatia? A giudicare dal numero di proposte di legge che puntualmente vengono presentate, verrebbe da dire che il consiglio regionale del Veneto sia particolarmente sensibile al tema. Peccato che, una volta trasformate da proposte in leggi effettive, nessuno le applichi.
La storia merita di essere raccontata perché i malati del gioco, e in particolare delle "macchinette" che si trovano nei bar o nelle tabaccherie, sono in continua crescita. Così come poi aumentano i pazienti in cura nelle Ulss. Dai dati del Conagga (Coordinamento nazionale gruppi per giocatori d’azzardo) risulta che in Veneto nei primi dieci mesi del 2014 siano stati spesi per videolottery e slot machine oltre 3,3 miliardi di euro, con una spesa pro capite di 670 euro, mentre a livello nazionale il fatturato del gioco d’azzardo supera i 90 miliardi di euro. È così che, la scorsa legislatura, a Palazzo Ferro Fini le varie forze politiche hanno depositato ben cinque proposte di legge, poi riunite in un unico testo che però è rimasto in un cassetto. E altre proposte sono arrivate in questa legislatura: oltre a quella di Antonio Guadagnini che arriverà in aula martedì prossimo (si veda l’articolo qui sotto), anche i tosiani Giovanna Negro, Maurizio Conte, Andrea Bassi e Stefano Casali hanno predisposto un pacchetto di misure che, un po’ come per le moschee, puntano ad agire sul lato urbanistico così da limitare il gioco d’azzardo ad aree circostanziate e quindi facilmente controllabili, mentre il M5s lo scorso aprile ha presentato una mozione e il leghista Riccardo Barbisan ha prodotto altre due proposte di legge per aggiornare le norme regionali a quelle nazionali.
Ma una norma non c’era già? C’è e risale al "blitz" di Stefano Valdegamberi (ieri Futuro Popolare, oggi Lista Zaia) sul finire della passata legislatura quando in sede di approvazione della Finanziaria 2015 presentò un emendamento che venne approvato. La norma, tra le altre cose, stabiliva che dal 1. gennaio 2016 gli esercizi commerciali con installati apparecchi da gioco avrebbero avuto una maggiorazione dell’imposta Irap dello 0,2 per cento. Qualcuno se ne è accorto? Non a caso una mozione del Pd approvata all’unanimità dal consiglio regionale pochi giorni fa "impegna" la giunta a passare dalle parole ai fatti.
Ma perché le azioni in capo alla Regione non sono state ancora attivate? Qualcosa è stato fatto - ha spiegato in aula l’assessore regionale al Sociale, Manuela Lanzarin - riferendosi alle attività delle Ulss con i Servizi per le dipendenze. Solo che la materia è in continua evoluzione. La Prefettura di Venezia, ad esempio, ha costituito un gruppo di lavoro "ristretto" per l’emanazione di un regolamento in materia di giochi al fine di un Protocollo d’intesa. Lo scorso marzo, poi, si è tenuta la prima conferenza delle Regioni sulle ludopatie, con tanto di firma di un manifesto e l’annuncio che entro il 30 aprile sarebbero state presentate "proposte unitarie al Governo" per prevenire e curare la dipendenza dal gioco, anche se poi mancando l’intesa il termine del 30 aprile è slittato. Ma soprattutto a Roma il sottosegretario all'Economia con delega al gioco, Pier Paolo Baretta, ha annunciato che «il dialogo tra governo ed enti locali sulla riorganizzazione del settore dei giochi si è formalmente avviato, come previsto dalla legge di Stabilità 2016» che ha istituito il Fondo per il gioco patologico e che andrà diviso tra le Regioni.
Così, visto che le norme sono in itinere, anche Palazzo Balbi aspetta.
Ultimo aggiornamento: 3 Giugno, 08:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci