Editori o imprenditori? «La qualità rimane sempre redditizia»

Sabato 21 Gennaio 2017 di Anna Renda
Neri Pozza e Goffredo Parise
La cosa più preziosa che un editore possieda sono le sue collane. Perché è dai titoli pubblicati (e anche da quelli non pubblicati), dall’adesione a un’editoria di cultura o di mercato, dalla valorizzazione degli autori, che si desume il valore del suo catalogo, oggi e per il futuro. Una filosofia che ha ispirato a lungo la nostra editoria, da Aldo Manuzio fino a oggi, e che Cesare De Michelis sintetizza così, nell’esergo a Editori vicini e lontani (ItaloSvevo, € 13) che raccoglie venti articoli dedicati ad altrettanti protagonisti del settore: “È meglio vendere i libri che si fanno che fare i libri che si vendono”.
Una filosofia che lo accomuna a un altro protagonista dell’editoria del Novecento veneto, Neri Pozza, che diede prova nel suo lavoro di grande cultura, fiuto e spirito imprenditoriale, uniti a un senso morale elevato: lo si evince da “Vita da editori” (Neri Pozza, 17,50) che riunisce a cura di Angelo Colla gli scritti del grande editore, incisore, scrittore vicentino, tra i cui incontestabili meriti ci fu anche quello di aver riconosciuto il talento di un ragazzo (Parise) pubblicandogli il primo libro (“Il ragazzo morto e le comete”) che fu un insuccesso.
Ne emerge la figura di un editore che è prima di tutto “un lettore appassionato, ma irritabile ed esigente” (come scrive nel 1956 a Carlo Laurenzi, che si arroga il diritto di modificare i testi (persino le poesie) definendosi un “accanitissimo sfruttatore degli autori” ma “in senso morale”, cioè per tirar fuori il meglio da loro; e a Dino Buzzati, che lo interroga sulla vendibilità del libro che gli sta scrivendo, risponde di preoccuparsi di fare “un volume necessario alla Sua storia di scrittore”, nella certezza che “se (il libro) avrà questa Sua esigenza, si venderà”. E il concetto di mercato ritorna non come scopo ma come premio per chi lavora bene, anche se in un’altra lettera del 1957 allo scrittore bellunese affiora qualche rammarico: “Io ho l’animo tranquillo quando dico che so d’aver stampato cose serie. Ma non si vendevano”. E però scrivendo a Gian Antonio Cibotto mostrava di avere ben chiare le priorità: “Voglio stampare libri che al solo toccarli intossichino. Che non troverò, ma ad ogni modo voglio divertirmi”.
Certo, la stessa editoria veneziana che cinque secoli fa giocò un ruolo determinante nella diffusione della cultura non era disinteressata al profitto, tanto che, si legge in un saggetto di Sabrina Minuzzi, “L’invenzione dell’autore” (Marsilio), già allora chi pubblicava poteva tutelare i propri interessi chiedendo alla Serenissima il riconoscimento di quelli che sarebbero poi diventati i diritti d’autore.
Da editore a editore, De Michelis si occupa nel suo volumetto - in un continuo confronto tra qualità e remunerazione - di una ventina di colleghi, quali Salani, Gobetti, Bompiani, Mondadori, Cerato (Einaudi), i fratelli Fabbri, Calasso (Adelphi) e altri: una galleria di profili di uomini che hanno fatto la storia dell’editoria, da Giuseppe Maria Galanti, editore napoletano illuminato che nel Settecento adotta la pratica delle prevendite per finanziare le opere più costose, al contemporaneo tedesco Klaus Wagenbach, un anarcoide fiero oppositore delle logiche di mercato ma attentissimo sia ai contenuti che alla veste dei suoi libri (splendidi quelli della collana Salto), sia all’impegno politico (pubblicando anche per il gruppo Baader-Meinhof) che all’“alta” cultura, soprattutto italiana (emblematici i 45 volumi con le Vite del Vasari). 
Un mestiere difficilissimo, specialmente oggi, in un periodo in cui (causa anche le concentrazioni editoriali, l’on demand, l’e-book) sembrano destinati a sparire prima gli editori e poi i libri, che De Michelis sintetizza in questo modo: “L’editore sta nel mezzo tra chi ha scritto e chi leggerà. L’editoria (…) da subito si misurò col pubblico contando le copie secondo il prezzo piuttosto che il pregio. Un editore pubblica i libri che si merita”.
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Ultimo aggiornamento: 22 Gennaio, 07:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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