Le mura della Serenissima diventano patrimonio dell'Umanità

Lunedì 10 Luglio 2017 di Raffaella Ianuale
Le mura della Serenissima diventano patrimonio dell'Umanità
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Le opere di difesa della Serenissima entrano nel Patrimonio dell'Umanità. Dopo Venezia e le sue isole, accolte nella lista dei gioielli Unesco nel 1987, ora tocca alle mura costruite dalla Repubblica veneziana tra XVI e XVII secolo. A dichiararlo l'Assemblea generale dell'Unesco riunita al centro congressi di Cracovia dal 2 luglio. Ma al pool di esperti, durante la 41esima sessione dell'organismo delle Nazioni Unite, sono bastati appena due giorni per valutare la candidatura italiana che coinvolge più città: Bergamo, Peschiera e Palmanova per l'Italia, Zara e Sebenico per la Croazia e Cattaro per il Montenegro.

Il sistema difensivo della laguna di Venezia raccoglie opere di fortificazione realizzate, in fasi successive, a protezione di Venezia e della laguna veneta dalla Serenissima. Tra quelle realizzate dopo il 1500, a partire dalla scoperta della polvere da sparo che rivoluzionò ogni forma di protezione, ci sono la splendida città fortezza di Palmanova voluta dalla Serenissima per difendere la cristianità dalla furia degli ottomani, ma anche le mura di Bergamo con i loro passaggi sotterranei, le duecento bocche da fuoco e le cannoniere ed infine i muraglioni con bastioni di Peschiera del Garda che sembrano nascere dalle acque del lago. Tutto questo è diventato Patrimonio dell'Umanità al pari di Pompei e della valle dei Templi di Agrigento.

Il verdetto, sentenziato ieri mattina, è giunto a poche ore dall'introduzione nel Patrimonio Unesco anche delle foreste primordiali di faggi presenti in Umbria, Abruzzo e Puglia e in altre undici regioni d'Europa. Così le opere italiane che si pregiano di far parte dell'esclusiva lista sono 53 e tra queste molti i siti veneti e friulani. A partire da Vicenza e le sue ville palladiane, l'orto botanico di Padova, l'area archeologica di Aquileia, la città di Verona e le Dolomiti.

«Questo ennesimo importante risultato - dichiara il ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario Franceschini - conferma il forte impegno dell'Italia nella Convenzione del patrimonio mondiale Unesco. Un'opera preziosa che consente al nostro Paese di mantenere il primato del numero di siti e di esercitare un notevole ruolo nella diplomazia culturale internazionale. La candidatura è il risultato di un complesso lavoro di équipe, coordinato dal MiBACT, che ha visto la partecipazione di studiosi di chiara fama». Soddisfatto anche il sottosegretario Pier Paolo Baretta: «Un bel riconoscimento che premia una storia e una cultura, quella veneziana, che nei secoli ha saputo dare un prezioso contributo alla crescita economica e culturale dei popoli. Come veneziano e come esponente del Governo italiano sono doppiamente fiero di questo risultato che coinvolge più città del nostro Paese e del Mediterraneo. È un ulteriore attestato del primato italiano nel patrimonio artistico mondiale».

Per il governatore del Veneto Luca Zaia, «la forza, le gesta, la sapienza, la bellezza della Serenissima non hanno tempo. Oltre a Venezia sono patrimonio dell'umanità anche le emozionanti vestigia di cui ha disseminato lo Stato da Mar e lo Stato da Tera e non di meno quella ricchezza immateriale prodotta nei secoli dalla Repubblica Veneta, fatta di democrazia, buongoverno, attenta gestione dei suoi territori. Speriamo questo sia di buon auspicio anche per la candidatura a Patrimonio Unesco delle colline di Conegliano e Valdobbiadene».

Grande gioia pure sul fronte friulano: «Un momento storico per Palmanova» dice a caldo nella città polacca il sindaco Francesco Martines. «Questo riconoscimento è un risultato storico straordinario che riempie di orgoglio il Friuli Venezia Giulia e l'Italia intera - commenta la presidente della Regione Debora Serracchiani - È un risultato tanto più eccezionale in quanto frutto di una candidatura transnazionale che unisce l'Italia a Croazia e Montenegro, facendo del Friuli Venezia Giulia l'anello di congiunzione di un itinerario tra terra e mare che assegna all'Adriatico un valore unificatore».
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