«Insegnanti di sostegno,
​ne mancano più di mille»

Lunedì 29 Agosto 2016 di Raffaella Ianuale
«Insegnanti di sostegno, ne mancano più di mille»
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Il Veneto ultimo in Italia per il numero di insegnanti di sostegno nelle proprie scuole. E a poco valgono le dichiarazioni dell’assessore regionale all’Istruzione che si è scagliata contro il governo per la mancanza di 468 docenti nelle scuole venete. «La dichiarazione rilasciata dall’assessore Elena Donazzan sulla gravità della situazione nelle scuole regionali suscita perplessità e contrarietà - denuncia arriva dal Gruppo Scuola della Fish del Veneto - È una posizione propagandistica che non pone l’attenzione necessaria alle criticità della scuola ed è priva di proposte».



La Federazione italiana per il superamento dell’handicap ha affrontato il problema della carenza dei docenti di sostegno facendo un’analisi attenta e confrontando i dati veneti con quelli delle altre regioni italiane. Da circa un anno il Gruppo Scuola della Fish cerca di richiamare l’attenzione sulla grave situazione dei posti di sostegno nella nostra regione. In base all’ultima statistica ufficiale pubblicata dal Miur il Veneto è proporzionalmente la Regione d’Italia col minor numero di insegnanti a supporto degli alunni con disabilità: in Veneto ogni docente segue mediamente 2,10 alunni, mentre la media nazionale è 1,85. Non sono sottigliezze di decimali: per avere anche in Veneto il sostegno che hanno in media le scuole italiane, servirebbero circa 1.000 insegnanti in più, ossia quasi due per istituzione scolastica. Senza contare che ci sono province come Rovigo, Verona, Vicenza e Belluno in cui il rapporto supera o sfiora il 2,30.

«Più volte abbiamo individuato nella rigidità dei criteri di assegnazione adottati dall’Ufficio Scolastico Regionale del Veneto la causa principale di questa situazione di criticità» continua il Gruppo scuola della Fish. E si riferiscono alla definizione rigida del rapporto di 1 insegnante di sostegno ogni 4 alunni considerati non gravi ai sensi della legge 104. Solo in Veneto si applicano fiscalmente criteri di questo tipo che penalizzano con risorse esigue - 5,5 ore alla settimana nella scuola primaria e 4,5 nella secondaria - alunni che presentano gravi problemi nel piano educativo e didattico e che non rientrano però nella definizione di gravità, basata sui bisogni di assistenza, della legge 104 (comma 3, articolo 3).

«Dopo varie proteste - prosegue il gruppo Fish - quest’anno si è aperto un piccolo spiraglio con la possibilità di deroga anche in casi non coperti dalla legge 104, ma ancora una volta l’Ufficio scolastico regionale del Veneto ha ignorato il principio del bisogno educativo. Speriamo vivamente che l’assessore Donazzan si faccia carico di queste questioni e intervenga anche presso l’ufficio regionale del Miur e non solo presso la sede nazionale. Quello che sta succedendo non deriva dai “tagli”, è la conseguenza di scelte che hanno precise responsabilità».
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