Veneto, la legge è infernale per tutti
Ultimi per rapporto giudici-abitanti

Venerdì 24 Giugno 2016 di Gianluca Amadori
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Arriva da Padova l’ultimo grido di allarme sulla grave situazione dell’organizzazione giudiziaria del Veneto. Il procuratore capo, Matteo Stuccilli, l’ha lanciato ieri, in occasione della visita al palazzo di giustizia del vice presidente del Csm, Giovanni Legnini. «Da anni l'organico è assolutamente insufficiente e il carico di lavoro ormai insostenibile. Siamo all'ultimo posto in Italia nel rapporto tra giudici e popolazione con oltre mille procedimenti penali da gestire all'anno da ogni singolo pm, un rapporto più che triplo se confrontato ad altre realtà giudiziarie», ha denunciato Stuccilli, evidenziando lo «spirito di abnegazione» con cui magistrati e personale di cancelleria assicurano il servizio, riuscendo addirittura a «diminuire l'arretrato del 10%», grazie alla collaborazione con le forze dell'ordine e le amministrazioni locali.
I problemi sollevati dal procuratore capo di Padova non sono nuovi, anzi. E riguardano tutti gli uffici della regione, con venezia nel ruolo di "maglia nera". Se ne parla da anni e anni, senza soluzione. Lo stesso presidente della Corte d’Appello di Venezia, Antonino Mazzei Rinaldi, li ha sottolineati nel corso della relazione di inaugurazione dell’anno giudiziario, evidenziando una scopertura del 10 per cento sul fronte dei magistrati (ne mancano 40 su 415, con una punta massima del 20 per cento a Verona) e del 20 per cento del personale amministrativo (con punte massime attorno al 30 per cento in Corte d’Appello e Procura Generale, e di poco inferiore in Procura e Tribunale di Venezia e Belluno).
La questione nasce da lontano: le piante organiche degli uffici giudiziari furono disegnate quando la regione era prevalentemente agricola e la domanda di giustizia di gran lunga più contenuta rispetto ad un territorio che, negli ultimi anni, è stato il motore dell’economia nazionale. Invece di aumentare, con l’incremento del contenzioso civile e penale, il numero di magistrati e cancellieri è al contrario diminuito in base ad una recente riforma beffa che ha ricalcolato al ribasso le piante organiche fissandole sulle effettive presenze di personale in servizio.
«Una dimostrazione della situazione di inadeguatezza si desume da un semplice raffronto tra gli organici della Procura di Venezia e quelli di distretti del tutto analoghi per territorio e popolazione, se non inferiori», spiega il procuratore capo di Venezia, Luigi Delpino: a fronte di soli 22 pubblici ministeri presenti in oranico in laguna, ve ne sono 26 a Bologna, 33 a Genova, 31 a Firenze. «Il rapporto magistrati-cittadini nel Veneto è tra i più bassi d’Italia», prosegue Delpino.
Lo scorso 10 marzo tutti i capi degli uffici giudiziari si sono ritrovati a Roma, al ministero della Giustizia, ma da allora nessuna risposta concreta è ancora arrivata. Anzi, il personale amministrativo diminuisce sempre di più a causa dei pensionamenti: da vent’anni non viene bandito un concorso e la mobilità da altri enti pubblici non è sufficiente a risolvere i problemi.
Anche l’Associazione nazionale magistrati è al lavoro: a livello locale se ne sta occupando la giusta presieduta dal pm veneziano Roberto Terzo; a livello nazionale è stata istituita un’apposita commissione, presieduta da un altro magistrato veneziano Stefano Buccini.
«Servono urgenti e concrete iniziative», ha scritto il procuratore generale, Antonino Condorelli, al ministro Andrea Orlando. Senza personale, con strutture e strumenti insufficienti e datati, è impossibile riuscire a dare una risposta alla crescente richiesta di giustizia che i cittadini e le imprese vorrebbero efficiente e tempestiva.
Ultimo aggiornamento: 25 Giugno, 08:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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