Ex banche Popolari e fusione:
niente aumento (per ora)

Giovedì 3 Novembre 2016 di Maurizio Crema
Ex banche Popolari e fusione: niente aumento (per ora)
Per la fusione il capitale può bastare, ma per il rilancio della nuova possibile Popolare del Triveneto serviranno sicuramente capitali freschi. A meno di una settimana dalla riunione di Milano tra i vertici di Popolare Vicenza e Veneto Banca che ha aperto il cantiere dell'aggregazione la BpVi è costretta a una precisazione a fugare le voci di necessità di aumenti miliardari: «Non c'è evidenza di un eventuale bisogno di ulteriore capitale nell'ambito dello studio di una possibile aggregazione con Veneto Banca, poiché il gruppo di lavoro tra i due istituti veneti è stato appena avviato». Già perché l'aumento da qualche centinaio di milioni dovrebbe arrivare semmai solo dopo. Oggi i 2,5 miliardi iniettati da Atlante bastano a tenere i due istituti nei parametri malgrado il miliardo e passa di rosso nel primo semestre (795 milioni per BpVi, - 259 milioni per la Veneto). Se poi il cantiere della fusione allontana per il momento la necessità di vendere sofferenze e c'è un preciso obiettivo di spuntare prezzi migliori (per capirsi, al 30% del valore iniziale), allora si allontana anche la necessità pressante di nuovi capitali anche se a fine anno scadrà il bond convertibile da 329 milioni emesso nel 2009, che difficilmente qualcuno convertirà con l'azione a 10 cent. Rimane l'urgenza di capire come costruire un futuro comune. Atlante ha dato due mesi di tempo ai due Ad Cristiano Carrus e Francesco Iorio per stilare il piano. E la politica ha acceso un faro potente: «Il piano industriale per la fusione venga presentato al più presto in modo da poter valutare le conseguenze della fusione», scandisce il sottosegretario all'economia con delega alle banche Pier Paolo Baretta. In gioco infatti ci sarebbero 2500 posti di lavoro.
Nel frattempo le obbligazioni tornano a ballare: il bond in scadenza il 20 dicembre del 2017 ha perso ancora quota (- 1,58%) arrivando a scambiare a 73 cent ben lontano dal minimo storico a 54,31 del 16 febbraio 2016 ma anche sempre a distanze siderali dai massimi dell'anno: 96,11.
Ma c'è anche uno spiraglio d'ottimismo: sembrano infatti riaprirsi i canali di comunicazione con la Cattolica d'Assicurazione, scomunicata dopo l'addio alle tre società in comune dell'agosto scorso. BpVi è azionista di Cattolica al 15% e ha diritto a un paio di posti in cda. Uno è il vice presidente Manfredo Turchetti, commercialista vicentino. L'altro fino al 24 ottobre era appannaggio di Anna Tosolini. Che si è dimessa. Una mossa spiegata come un'apertura alla maggioranza che necessitava di ulteriori spazi.
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