Estate di calamità, un conto da 100 milioni per i danni del maltempo

Lunedì 14 Agosto 2017 di Alda Vanzan
Ultimi danni al Cavallino
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Domenica 25 giugno, mentre a Padova e a Verona si vota per i ballottaggi, l'intera regione viene sferzata da un'ondata di maltempo: chicchi di grandine grossi come pesche a Vittorio Veneto, nubrifragio a Enego, bomba d'acqua a Sottomarina. L'indomani il governatore del Veneto, Luca Zaia, firma lo stato di crisi. È il secondo dell'estate 2017 dopo quello dell'8 giugno di Marano Vicentino. Ne seguiranno altri sette. L'ultimo, in ordine di tempo, quello per la tromba d'aria che ha devastato il litorale veneto da Albarella a Cavallino. Un'estate di calamità che rischia di superare i 100 milioni di euro di danni.
La conta è approssimativa, dal momento che i Comuni stanno continuando a raccogliere le denunce dai privati, cittadini e aziende. Ma, considerando tutti gli eventi atmosferici di questa estate, a 100 milioni di euro si fa presto ad arrivare. «Solo di interventi regionali su strade e corsi d'acqua - dice l'assessore alla Protezione civile, Gianpaolo Bottacin - siamo tra i 15 e i 17 milioni di euro». La cifra, precisa l'assessore, è ancora indicativa in attesa del conteggio definito, ma dà l'idea della portata delle calamità che hanno colpito la regione negli ultimi due mesi.
Poi c'è il capitolo agricoltura che solo giovedì scorso, con la tromba d'aria che ha colpito il litorale dal Polesine fino al Veneto orientale, ha aggravato la conta: «I tecnici di Avepa sono in sopralluogo nelle zone colpite per circoscrivere le aree e rilevare i danni - dice l'assessore regionale all'Agricoltura, Giuseppe Pan - Bisognerà vedere quante strutture agricole sono assicurate, ma è indubbio che i danni sono rilevanti. Abbiamo circa 200 serre compromesse». Contando quest'ultima calamità e i danni provocati a macchia di leopardo dalle grandinate degli ultimi tre mesi, secondo Pan si arriva traquillamente a danni al settore primario «tra i 40 e i 50 milioni di euro». Se ai 17 milioni di interventi su strade e corsi d'acqua e ai 50 del settore agricolo si aggiungono i danni ai privati, a partire dalle automobili bucate dalla grandine fino ai tetti scoperchiati, si fa presto a superare il totale di 100 milioni di euro. E questo senza considerare i danni provocati dall'inizio dell'anno al settore dell'agricoltura prima dalle gelate e poi dalla prolungata siccità: escludendo la tromba d'aria del 10 agosto, la direzione agroalimentare della Regione aveva stimato danni per 170 milioni.
L'elenco degli stati di crisi firmati dal governatore Zaia è impressionante. Il primo è dell'8 giugno, avversità atmosferiche a Marano Vicentino. Il secondo è per l'eccezionale ondata di maltempo del 25 giugno, dalla grandinata a Vittorio Veneto alla bomba d'acqua a Sottomarina al nubifragio a Enego. Terzo decreto di stato di crisi il 13 luglio, risultano colpiti vari Comuni della Città metropolitana di Venezia e delle province di Treviso e Belluno. Il 19 luglio il quarto decreto per integrare le aree che hanno subito danni e il quinto decreto per il maltempo a Refrontolo, Pieve di Soligo e Val di Zoldo. Sesto decreto il 25 luglio: il giorno prima era stato colpito il Vicentino e c'erano state frane nel bellunese con la chiusura della strada regionale Agordina. Il settimo decreto è quello che Zaia firma sul portellone di un fuoristrada della Protezione civile: è il 5 agosto, nella frana di Cortina è morta una donna. Neanche ventiquattr'ore e a Lentiai una tromba d'aria si abbatte sulla sagra: le cronache registrano un'altra vittima colpita da infarto. È l'ottavo stato di crisi. L'ultimo è quello di giovedì scorso per la tromba d'aria sul litorale veneto.
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Ultimo aggiornamento: 10:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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