Tfr, solamente 4 consiglieri
su 51 non lo vogliono

Domenica 31 Luglio 2016 di Alda Vanzan
Tfr, solamente 4 consiglieri su 51 non lo vogliono
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Chi sono i 39 consiglieri regionali del Veneto che hanno optato per l’assegno di fine mandato? Chi sono i 39 che entro il termine fissato allo scorso 31 marzo hanno detto "sì, datemi il Tfr", autorizzando così l’ufficio paghe di Palazzo Ferro Fini a detrarre dall’emolumento l’importo mensile di 198 euro?
In attesa di sapere se il Tar darà ragione alla consigliera del M5s Patrizia Bartelle, che con un ricorso ha impugnato il provvedimento del Garante dei diritti della persona che vietava la diffusione dei nomi, circola già un elenco quasi completo dei rinunciatari. L’unica cosa che Bartelle è riuscita ad avere dal consiglio regionale consiste infatti in un paio di numeri: 39 sono i consiglieri che hanno chiesto di maturare l’assegno di fine mandato (circa 33mila euro dopo una legislatura di cinque anni, dei quali un terzo accantonato dal singolo consigliere e due terzi dalla Regione) e 12 quelli che hanno rinunciato. Ma, come si vedrà, i 12 in realtà sono meno.
Di questi 12, tre sono new entry a Palazzo: oltre a Patrizia Bartelle (M5s) e Cristina Guarda(Lista Moretti), c’è anche Manuel Brusco: «Certo che ho rinunciato - ha detto il consigliere vicentino del M5s - Quand’è arrivato il momento di optare, ho detto no a questo privilegio».
Poi ci sono sei consiglieri regionali che sono a Palazzo Ferro Fini da almeno due mandati e che quindi l’assegno l’hanno già maturato e lo percepiranno quando cesseranno dalla carica. La legge regionale stabilisce infatti che il Tfr consista in una mensilità dell’indennità di carica all’anno per non più di 10 anni. Tanto per fare un esempio, Massimo Giorgetti è alla quinta legislatura, ma questo non significa che il suo Tfr sarà moltiplicato per 25 anni. La differenza, poi, rispetto alle legislature precedenti, è che adesso c’è una quota versata dal singolo consigliere. In ogni caso, chi ha già maturato il Tfr non deve chiedere la trattenuta di 198 euro mese perché tanto è già a posto. In queste condizioni sono 6 consiglieri: Roberto Ciambetti, Maurizio Conte, Elena Donazzan, Marino Finozzi, Massimo Giorgetti, Stefano Valdegamberi. Alla data del 31 marzo scorso, termine ultimo per optare o meno, non hanno chiesto l’assegno di fine mandato neanche Luca Zaia (che non aveva due mandati pieni ma 8 anni) e Sergio Berlato (che aveva fatto in precedenza 9 anni ma comunque in base alla legge aveva già maturato il Tfr). Così si arriva a un totale di 11 consiglieri. Il dodicesimo non si sa chi sia. Tutti gli altri 39, invece, hanno chiesto il Tfr e quindi hanno una detrazione mensile. E le promesse che erano state fatte in campagna elettorale?
«Ma questo è un Tfr come quello che viene maturato da tutti i lavoratori, non a caso paghiamo dei contributi - dice la capogruppo del Pd, Alessandra Moretti - Però ha ragione Bartelle, i nomi devono essere resi noti, serve la massima trasparenza».
«Se Patrizia Bartelle avesse posto la questione in aula, io le avrei detto immediatamente di essere tra i 39 che hanno detto sì al Tfr, ma con uno scopo preciso - dice Pietro Dalla Libera, capogruppo di Veneto Civico - Perché io sono sempre stato contrario a questo assegno di fine mandato e infatti lo darò in beneficenza». Aggiunge Dalla Libera: «L’assegno di fine mandato di quand’ero sindaco a Oderzo l’ho lasciato al Comune per aiutare le famiglie bisognose della mia città. Adesso mi detraggono 198 euro al mese e alla fine del mandato, quando mi daranno l’assegno, darò i soldi alla Caritas o alla San Vincenzo per i poveri».
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Ultimo aggiornamento: 10:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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