Con l'archivio di Cardazzo
rivive alla Cini l'arte del '900

Giovedì 11 Febbraio 2016 di Enzo Di Martino
Carlo Cardazzo
VENEZIA - Oggi, con la distanza degli anni e della storia, la sua figura appare chiaramente quella di un protagonista di primo piano nella storia dell’arte italiana della seconda metà del XX secolo. Parliamo di Carlo Cardazzo (Venezia 1908-Pavia 1963) il cui prezioso archivio è stato ieri donato dagli eredi, in particolare la nipote Angelica, all’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Cini, diretto da Luca Massimo Barbero. Costituirà uno strumento prezioso per lo studio degli avvenimenti dell’arte in Italia nel secondo dopoguerra, ma anche per la conoscenza di una personalità complessa come quella di Cardazzo, che è stato grande collezionista ed editore d’arte, mecenate e geniale gallerista. La leggenda vuole infatti che abbia acquistato il primo dipinto di De Pisis già nel 1926, a diciotto anni, ma storica è comunque la nascita delle Edizioni del Cavallino negli anni Trenta e la fondazione dell’omonima galleria a Venezia nel 1942. Sviluppando con intelligenza e sensibilità una straordinaria attività editoriale ed espositiva di orizzonte internazionale, pubblicò ad esempio opere, clamorose per quel tempo, di Apollinaire e Joyce, Cocteau ed Eluard, e perfino il manifesto del Surrealismo di Andrè Breton.

Qualche anno dopo, nel 1946, Cardazzo aprì a Milano, col fratello Renato, la Galleria del Naviglio che ospiterà nel tempo le prime mostre italiane di personaggi tra i più importanti dell’arte internazionale quali Pollock e Mirò, Matta, Jasper Johns ed Anthony Caro, oltre agli italiani Carrà, Campigli, De Pisis e Morandi. Un posto di rilievo nella sua vicenda professionale ed esistenziale lo occupò certamente Lucio Fontana, di cui pubblicò il celebre Manifesto Blanco, riuscendo poi ad imporre sul mercato anche i suoi famosi “tagli” e “buchi” che tanto scalpore fecero all’inizio nell’ambiente dell’arte. Promuosse così il movimento dello Spazialismo, che ebbe a Venezia una originale appendice di declinazione pittorica con la partecipazione di artisti quali Guidi e Bacci, De Luigi, Tancredi e Morandis. Particolare appare in questa storia il rapporto di Carlo Cardazzo con Peggy Guggenheim, conosciuta alla Biennale del 1948. Non a caso nel 2008 la rassegna storica in onore di Carlo Cardazzo è stata presentata, a cura di Luca Barbero, a Ca’ Venier del Leoni, sede della Collezione Guggenheim.

Nella straordinaria attività editoriale, iniziata nel 1934, vanno segnalati i raffinati volumi, i cataloghi delle mostre, le preziose opere litografiche e perfino i raffinati foulards d’artista, configurando nell’insieme un vero patrimonio “storico e culturale” adesso affidato alla Fondazione Cini. Un’attività anche di successo commerciale, che aveva portato Carlo Cardazzo a realizzare perfino un piccolo e bellissimo “Padiglione del Libro” (progettato dall’amico Carlo Scarpa) nei Giardini della Biennale, purtroppo distrutto da un incendio. Va ricordata infine la figura del figlio Paolo che, pur non dotato del genio mercantile del padre, ha avuto la sensibilità di prendersi cura di questo importante archivio storico e, nel periodo della sua gestione della Galleria del Cavallino a Venezia, ha anche personalmente contribuito, già negli anni Settanta, alla nascita della video arte in Italia.
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